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Trebisacce, mareggiate devastano “108”. Nulla è stato fatto per ridurre l’erosione costiera

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Il mare continua a flagellare la spiaggia di Trebisacce ed a mangiarsi quel poco di litorale che ha resistito finora all’erosione costiera. Niente infatti di quanto si era detto è stato realizzato per ridurre la ricorrente devastazione della costa, nonostante gli impegni solennemente assunti dall’assessore regionale ai Lavori Pubblici ed i sopralluoghi effettuati sul posto dagli amministratori e dai tecnici.

Nei giorni scorsi il mare, sotto la spinta dello scirocco, è tornato infatti ad alzare la voce ed a dare prova della sua potenziale forza devastatrice, mettendo in allarme i pescatori che ancora una volta hanno dovuto tirare a secco (sul Lungomare) le reti e le barche e ricordando a tutti gli abitanti del Lungomare ed ai proprietari dei lidi i gravi danni inferti ed i pericoli corsi negli anni scorsi.

In pratica la strada di “108” (nella foto), che sottende il verde attrezzato e gli impianti sportivi non esistono più perché il mare ne ha fatto piazza pulita insieme ai marciapiedi e all’impianto di pubblica illuminazione. Questa volta, per fortuna, il mare non ha raggiunto forza 8/9 degli anni scorsi ma si è limitato a mandare un preciso avvertimento a quanti hanno la memoria corta ed hanno rimosso i disastri inferti dalle mareggiate negli ultimi due o tre anni.

A caldo sono state collezionate foto, girate riprese filmate e redatto un lungo elenco di danni che sono poi stati trasmessi, a suffragio della richiesta di interventi urgenti, al Ministero (Opere Marittime), alla Regione (Protezione Civile) ed alla Provincia (Ufficio del Territorio). Finora però nessun intervento è stato disposto e finanziato. In realtà interventi sostanziosi ed anche incisivi sono stati realizzati altrove (Montegiordano, Roseto Capo Spulico…), ma Trebisacce anche questa volta è rimasta a secco. E’ vietato, certo, soprattutto in questa fase critica delle finanze pubbliche, tornare a parlare della costruzione di un porticciolo per il turismo da diporto e per il rifugio delle barche, per il quale sono già pronti e depositati ben due progetti, ma è legittimo pretendere che ai ricorrenti danni del mare venga posto un argine prima che la sua forza demolitrice faccia ulteriori danni.

Pino La Rocca

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