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Albidona piange i suoi due figli morti a Roma. Spunta l’ipotesi del monossido di carbonio

Albidona piange i suoi due figli morti a Roma. Spunta l’ipotesi del monossido di carbonio
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Domenico Paladino, medico

Per la morte delle due persone di Albiona, Domenico Paladino (5o anni) e il nipote Francesco Paladino (56) si è parlato subito di intossicazione alimentare da attribuire al consumo di prodotti alimentari conservati in modo artigianale. In realtà sono due le ipotesi intorno a cui lavorano gli inquirenti: la prima, e forse più plausibile, sarebbe un avvelenamento dovuto alla presenza in casa di monossido di carbonio, da attribuire all’acclarata presenza in casa di un braciere a carbone che sarebbe stato utilizzato come “barbecue” per arrostire della carne e poi sarebbe stato portato in casa per combattere il freddo. La seconda ipotesi sarebbe invece riconducibile al consumo di carne avariata oppure ai prodotti alimentari conservati in modo artigianale, da cui si sarebbero sprigionate le terribili tossine del botulino. Secondo le notizie raccolte in paese, il medico albidonese ed il figlio Leonardo si erano recati a Roma per uno dei tanti viaggi della salute: in pratica per assistere il figlio maggiore F.P., 24 anni, universitario dell’Unical, prossimo alla laurea e calciatore dilettante nelle file della Juvenilia Roseto, che doveva essere operato al setto nasale a seguito di un infortunio di gioco.

Francesco Paladino,

In attesa dell’intervento, fissato per sabato mattina alle 9.00 presso l’ospedale “Fatebenefratelli” sull’isola Tiberina, i due erano ospiti presso l’abitazione del nipote del medico che vive nel comune di Fiumicino da diversi anni e qui avrebbero cenato consumando carne arrostita davanti casa e altri alimenti conservati in casa. Fatto sta che ieri mattina, ripetutamente sollecitati per telefono dai medici e dai familiari da Albidona per recarsi in ospedale, tutti e tre risultavano non raggiungibili. A questo punto lo stesso figlio ed i familiari si sono rivolti ad un amico residente a Roma (Giovanni Rizzo), al quale, recatosi sul posto e dopo aver infranto le finestre con l’aiuto di alcuni vicini, è toccato fare la macabra scoperta: il nipote del medico era riverso e privo di vita per terra nel bagno mentre il medico, anche lui privo di vita, era adagiato sul letto nella stanza attigua ancora abbracciato al figlio che invece ansimava appena, ma sembrava ancora cosciente. Giovanni Rizzo, da operatore sanitario ha capito che per i due non c’era niente da fare, ha quindi subito allertato i Carabinieri e con l’aiuto dei vicini, con la sua auto, ha trasferito il giovane amico al vicino ospedale di Bracciano. Il giovane in seguito è stato trasferito al Gemelli. Per fortuna è fuori pericolo e potrà contribuire a fare luce su quanto è avvenuto. Per lui la diagnosi del Policlinico Gemelli è “intossicazione da monossido di carbonio”. Le salme del medico e del nipote sono invece trasferite presso l’obitorio del Gemelli a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Pino La Rocca

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