Le ombre lunghe di un sole che stava per cadere oltre le Serre Paolane, che prima parevano seguire a fatica gli enormi uccelli d’acciaio ora minacciose li precedevano in un fuggi fuggi generale, scandito dal fragore delle sirene che urlano incessanti. C’è chi raggiunge la gallerie di colle Triglio, chi prega cercando un riparo chi rassegnato percepisce che tutto sarebbe inutile. Poi i fischi degli ordigni seguiti immediatamente dai boati, la polvere, i lamenti. I bombardieri avevano vomitato sulla tomba leggendaria del re Balto Alarico il loro carico di ordigni, lasciando la città a leccarsi le ferite e scomparendo nel silenzio dell’orizzonte come erano arrivati.
Tra le macerie dei palazzi sventrati che fino ad allora avevano protetto l’intimità delle famiglie, figure impolverate, sanguinanti, sofferenti, sorprese per una incomprensibile e inaspettata crudeltà. Si seppe poi che l’obiettivo principale era la stazione ferroviaria e i suoi collegamenti con gli aeroporti militari di Sibari e Camigliatello Bianchi, e la devastazione del quartiere Spirito Santo, che subì i danni più ingenti, ne giustifica i propositi.
Ad essere colpita , per deriva si disse, anche una scuola elementare di quel quartiere, che tra le vittime, contò cinque scolari e il fratello di uno di loro, che sotto l’incessante cadere delle bombe cercava il fratellino Francesco. Per anni il fratello maggiore dei due fece vedere la cartella in cuoio di Francesco, con l’ultimo dettato e il libricino dei canti legionari. Chi poi quei bombardamenti li vide dal balcone naturale della Presila non dimenticò mai il rombo di quelle “fortezze volanti” angloamericane, che poterono guardare dritte negli occhi, quasi dalla stessa altezza di volo.
A ricordo del tragico bombardamento, negli anni ottanta, lo scultore Cesare Baccelli dedicò un monumento, misteriosamente scomparso, dopo essere stato spostato in un deposito comunale in seguito al rifacimento della piazza. Le ultime risultanze della sua ricerca lo vogliono confuso in una discarica di ferraglie nel crotonese.
Passando nei prossimi giorni sulle sponte del fiume bruzio, vada un pensiero a Anna Imbrogno , Pasqualina Valente, Antonietta Mauro, Natalina Nigro, Francesca Pellegrino, Francesco e Pasquale Ferraro, e a tutte le vittime delle guerre.
Tommaso Orsimarsi