Identità e marketing territoriale. “La notte dei fuochi di San Marco” rappresenta una tradizione che, a Rossano, si ripete da ormai da 177 anni. Ogni 24 aprile, infatti, gli abitanti del centro storico, suddivisi in rioni, accendono dei grandi falò per ricordare la terribile notte del terremoto del 1836, durante la quale Rossano subì danni importanti ma senza contare un numero elevato di vittime. Da allora i residenti, in segno di ringraziamento per l’intercessione della Madonna Achiropita (copatrona della città) che, secondo la credenza popolare, protesse i rossanesi in quella terribile notte, accendono dei falò per ricordare quei drammatici momenti, quando la cittadinanza, dopo la scossa, si rifugiò all’aperto, accendendo dei fuochi per riscaldarsi. Una tradizione che, comunque, negli ultimi anni è cresciuta in termini di importanza e di visitatori, tanto che ora ha assunto i crismi di festa popolare e identitaria, richiamando, soprattutto nell’ultima edizione, anche l’attenzione di molti turisti da fuori Regione.
“La notte dei fuochi di San Marco” è un ulteriore segnale che la crescita del settore turistico nella fascia jonica cosentina (e in generale in tutta la Calabria) passa anche e soprattutto attraverso la valorizzazione delle tradizioni popolari e storiche. Non a caso, lo stesso Smurra, durante il convegno “Turismo: la valorizzazione degli eventi storici, tra riti sacri e profani verso un progetto comune” (che si è svolto a Rossano il 24 aprile scorso) ha precisato che bisogna investire nel marketing dell’accoglienza e delle relazioni» per puntare allo sviluppo turistico del territorio. In tale ottica, va inquadrato anche l’ambizioso progetto di censire e catalogare gli eventi storici della provincia cosentina, con la volontà di creare una guida in più lingue e successivamente partecipare ai diversi appuntamenti fieristici con un prodotto territoriale unitario.
Pasqualino Bruno