Un letterato d’altri tempi, Lamanna, vissuto tra il 1903 ed il 1990, aveva letto ed approfondito tutta la letteratura italiana, conosceva in maniera approfondita la Divina Commedia di Dante e il suo pensiero è stato senza dubbio influenzato da Benedetto Croce e dalla cultura letteraria partenopea del tempo, che lo ha visto formarsi ed esercitare il ruolo di docente. Una costante attività culturale che si è interrotta per un periodo, a metà degli anni ’30, a causa di un’infermità mentale che lo colpì. A 28 anni pubblica un coraggioso saggio critico sul Petrarca ed ancora oggi è conosciuto e studiato il suo volume di Storia della letteratura italiana, pubblicato a Napoli nel 1946.
Hanno dibattuto sul professor Lamanna, sulle note dell’arpa celtica di Gloria Birardi e coordinati dalla dottoressa Claudia Panno, i dirigenti scolastici Masneri, Bellizzi e Santagada; don Franco Gimigliano, lo storico Rocco Laviola e il docente Unical Trebisacce. E’ emersa la figura di un persona garbata nei modi e nell’aspetto, uno studioso lontano da ogni tipo di improvvisazione ma profondo conoscitore di ciò che sosteneva.
Tanti suoi amici e concittadini lo incoraggiavano a concorrere per una cattedra universitaria, ipotesi da lui sempre disdegnata proprio a causa della sua mente già tanto provata.
Pasquale Lamanna rappresenta l’esempio di quella cultura “tout court“, tanto bistrattata oggi perchè lontana da immediati ritorni materiali, ma necessaria come base professionale per qualsiasi attività intellettuale.
Vincenzo La Camera