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Ministro Orlando in Calabria, ma non soddisfa nessuno. «No Triv? Serve nuova legge»

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La targa No Triv posizionata sui fondali della Secca di Amendolara

La targa No Triv posizionata sui fondali della Secca di Amendolara

Proseguono le iniziative contro le trivellazioni nel mare Jonio, ma il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, chiamato per la seconda volta in causa, per esprimersi e prendere posizione in merito, anche questa volta ha fatto orecchie da mercante ed ha gettato nello sconforto quanti, sindaci, rappresentanti politici della zona, esponenti dei movimenti ambientalisti e semplici cittadini, si battono per scongiurare il rischio-trivelle sempre più incombente.

Una prima volta, dopo aver concordato un incontro presso il Ministero a Roma con una folta delegazione di sindaci, rappresentanti politici della zona ed esponenti del movimento interregionale NO TRIV, il ministro non si è fatto trovare al suo posto (era malato, ndr), ma ha delegato il compito di incontrare la delegazione a funzionari del Ministero i quali, dopo essersi dimostrati abbastanza evasivi, hanno assicurato che il ministro in persona sarebbe venuto in zona in missione di ascolto.

banner i delfini articoliIn realtà, qualche giorno fa il ministro Orlando è stato in provincia di Cosenza per una ricognizione sul problema del dissesto idro-geologico, incontrando ed ascoltando l’esecutivo provinciale e successivamente recandosi, su invito del sindaco della città delle Terme Gianni Papasso, presso il Parco Archeologico di Sibari. Proprio in riva allo Jonio, dunque, ma si è guardato bene dall’affrontare la questione-petrolio e, sollecitato in proposito dal sindaco di Trebisacce Francesco Mundo presente all’incontro nelle veste di consigliere provinciale, di componente della delegazione e di sindaco di uno dei paesi costieri interessati al problema, ha risposto in maniera abbastanza pilatesca: «C’è un il decreto-legge n. 35 approvato dal Parlamento – ha risposto laconico il ministro Orlando chiamando in causa il Parlamento – e, per poterlo abrogare e ripristinare l’interdizione nelle 12 miglia dalle aree marine protette per le attività di prospezione, ricerca e prelievo di idrocarburi, c’è bisogno di una legge di iniziativa parlamentare».

Rispondendo in questi termini, in pratica il ministro Orlando si è lavato le mani, dimenticando, forse, come ha fatto rilevare il sindaco Mundo, di essere il ministro dell’Ambiente e come tale, titolato quantomeno a formulare una proposta di legge. In realtà, come è stato ampiamente riferito, il governo-Monti, attraverso il decreto-sviluppo proposto dal ministro Passera, ha già concesso ben 11 autorizzazioni a 7 grosse compagnie petrolifere di effettuare sondaggi in tutto il Golfo di Taranto, spogliando gli enti comunali e sovra-comunali di ogni sovranità territoriale. Tutto questo, ovviamente non fermerà l’organizzazione messa in piedi nei territori della Calabria, della Basilicata e della Puglia interessati alle trivellazioni, ma occorre prendere atto che le compagnie petrolifere conoscono bene i sentieri su cui inerpicarsi per raggiungere i loro obiettivi, ben sapendo che possono contare sull’importanza e sulla forza… dell’oro nero.

Pino La Rocca

 

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