La frazione di Mezzana Salice domenica mattina è stata invasa da pellegrini provenienti per la maggior parte dalla vicina Calabria e dai comuni limitrofi come Viggianello, Terranova di Pollino, Senise, Francavilla sul Sinni. Anche quest’anno l’Alto Jonio cosentino è stato ottimamente rappresentato da Amendolara, Albidona, ma anche da Montegiordano, Trebisacce e gli altri comuni sino a Castrovillari. Numerosi anche i turisti e i curiosi attratti da una festa che da sempre abbraccia sacro e profano per una miscela identitaria che continua a legare nel tempo questo spicchio di territorio che tocca le province di Potenza, Matera e Cosenza, nel Parco del Pollino.
La festa inizia il sabato con i pellegrini che salgono al monte per trascorrervi la notte prima di ripartire in processione alle prime luci dell’alba. La notte al santuario, a 1.500 metri d’altezza, trascorre tra balli, suoni di zampogna, organetti e fuochi accesi, mentre nella cappella si celebra la veglia di preghiera, interrotta di tanto in tanto dal gruppo storico dei “fratelli” (una sorta di comitato organizzatore della festa) e da altre compagnie di suonatori di altri paesi che a turno portano la “serenata” alla Madonna. La leggenda narra che anche la brigantessa Serafina Ciminelli (donna del famigerato brigante Antonio Franco) attirata dai suoni della festa, di nascosto, si mimetizzava tra le altre donne attorno al fuoco e dopo aver ballato si ricongiungeva alla banda negli anfratti del bosco.
La banda musicale (proveniente da Montegiordano) precede la processione che superati i centri abitati delle Mezzane si dirige in paese. Si cammina per circa 7 chilometri. I “fratelli”, contraddistinti dal un gilet azzurro e un foulard amaranto, portano in spalla la statua che comunque prima di giungere in paese si ferma ancora lungo la provinciale, adagiata sui cosìdetti pisuoli (piccoli blocchi bianchi di cemento sul ciglio della strada), nei pressi di altre abitazioni o di proprietà private. Nelle soste le zampogne non fanno risparmiare fiato ai suonatori così come i tamburelli non cessano mai di strimbellare. I pellegrini si ristorano. La processione raggiunge il paese di San Severino al tramonto, quando la statua entra in chiesa per la Santa Messa. La sera non ci sono cantanti e non ci sono bancarelle. Nell’Alto Jonio cosentino, invece, si sprecano termini come terroir e marketing territoriale, senza poi riuscire davvero ad investire sulle peculiarità tradizionali di una festa religiosa; mettendo in secondo piano l’elemento culturale e puntando quasi esclusivamente su festeggiamenti civili che non lasciano nulla alla comunità. La festa della Madonna del Pollino si è caratterizzata negli anni esclusivamente per i valori religiosi, folkloristici e quindi identitari di un popolo, ed è capace di attrarre visitatori che in qualche modo contribuiscono a far girare l’economia del piccolo borgo lucano.
Vincenzo La Camera
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MADONNA POLLINO SETT '13