Si sono concluse nella serata di ieri (martedì 17 settembre ndr), coordinate dal capo del compartimento marittimo (il capitano di Fregata Antonio D’Amore), le operazioni di alaggio a secco del motopesca affondato, nella serata di martedì 10, mentre era attraccato alla banchina del porto di Corigliano. Dopo che i sommozzatori specializzati, immergendosi a 12 metri di fondale, hanno posizionato grossi palloni e lo hanno riportato in galleggiamento, il motopesca è stato infatti spostato dal ciglio banchina (dove era rimasto sospeso con delle grosse fasce alle gru) ad uno dei piazzali del porto, dove è stato alato a secco. L’operazione è stata completata mettendo il peschereccio in sicurezza da ditte venute anche da fuori provincia, su commissione della società armatrice del peschereccio e alla presenza del personale della Guardia costiera. Nei giorni scorsi, inoltre, si sono svolte delle attività di bonifica dall’inquinamento, di recupero dei liquidi ancora presenti a bordo e di alleggerimento del carico totale per facilitare il lavoro di sollevamento dei notevoli pesi in gioco (circa 200 tonnellate).
L’unità è ora a disposizione dei periti per stabilire le cause del naufragio e, quindi, i motivi per i quali il peschereccio in legno ha improvvisamente cominciato ad imbarcare acqua. Gli esiti degli accertamenti saranno utili nell’inchiesta tecnica ed amministrativa avviata dalla Capitaneria di porto di Corigliano e che ora, per gli eventuali aspetti di rilevanza penale, è coordinata dalla Procura della Repubblica di Castrovillari.
Pasqualino Bruno