Codex Purpureus Rossanensis esposto al Quirinale durante la visita del Papa
Tanta ammirazione per il Codex Purpureus Rossanensis che, in occasione della prima visita ufficiale di Papa Francesco al Capo dello Stato Giorgio Napolitano, è stato esposto al Palazzo del Quirinale. Il Santo Padre e il Capo dello Stato, subito dopo il colloquio privato e lo scambio dei doni, si sono soffermati, ben volentieri, nell’ammirare da vicino il Codice purpureo rossanese. L’idea di esporre il Codex al Quirinale è nata da S.E. Mons. Santo Marcianò, Arcivescovo della diocesi di Rossano-Cariati e nuovo Ordinario Militare per l’Italia, il quale ha ritenuto opportuno mettere in mostra uno dei manoscritti più importanti esistenti al mondo di proprietà della diocesi di Rossano-Cariati. Il Codex Purpureus Rossanensis che, grazie al recente lavoro di restyling realizzato dall’ICRCPAL(Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario) di Roma, diretto dalla dottoressa Maria Cristina Misiti, è ritornato nuovamente al suo vero splendore e, d’ora in poi, sarà completamente visibile al pubblico.
L’antico Evangeliario, presumibilmente risalente al IV-VI secolo, che deve il nome al color porpora delle sue pagine miniate redatte in oro e argento, è strettamente legato alla storia della città di Rossano, di cui rappresenta il simbolo più eloquente del glorioso periodo bizantino.La perla di Rossano, infatti, come viene da sempre definita, per il suo straordinario interesse biblico, religioso, artistico, paleografico, storico e documentario, è una testimonianza paradigma di una regione, la Calabria, che ha mediato e tradotto, in sintesi, la civiltà greco-orientale e quella latino-occidentale. Noto agli esperti d’Arte e ai cultori del genere, che, a dire il vero, in numero sempre più cospicuo, in questi ultimi anni, grazie anche all’insigne opera informativa svolta dagli uffici, hanno visitato il Codex, custodito da sempre presso il Museo diocesano di Arte sacra nel centro storico bizantino.
Finalmente, a distanza di molti anni dall’ultima apparizione pubblica fuori sede (Mostra “I Greci in Occidente” al Palazzo Grassi in Venezia nel 1996), il Codex ha fatto il suo ingresso trionfale in una sede di prestigio, quale il Quirinale, in una circostanza unica, la visita di Papa Francesco. Monsignor Marcianò, da sempre attento alla valorizzazione del ricco patrimonio storico-artistico presente nell’Arcidiocesi di Rossano-Cariati, si congeda da Rossano, per il nuovo incarico di Ordinario Militare d’Italia, lasciando un ultimo dono di valore inestimabile, quale si profila il riconoscimento del Codex da parte della Commissione Internazionale dell’ UNESCO come Patrimonio dell’Umanità, candidatura sostenuta, tra gli altri, da Sua Eminenza il Cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, dal Ministro per i Beni Culturali e Turismo, Massimo Bray, dal Ministro degli Affari Esteri, Emma Bonino, dall’Ambasciatore italiano presso la sede UNESCO di Roma, Lucio Alberto Savoia, dall’Osservatore per la Santa Sede presso la sede centrale UNESCO di Parigi, S.E. Mons. Francesco Follo, e dalla dottoressa Vincenzina Lo Monaco, nuovo Ambasciatore italiano presso la sede centrale UNESCO di Parigi. Un riconoscimento, quello dell’UNESCO, che dà il giusto valore ad un documento antico e di grande valenza per quanto riguarda il ricco patrimonio presente in Italia.
Antonio Le Fosse