Trivellazioni Jonio, Regione chiede voce in capitolo. Presentata proposta di legge in Senato
Modificare il decreto sviluppo per consentire alle Regioni di poter dire la propria, con parere vincolante, in fatto di trivellazioni petrolifere marine.
Lo prevede la proposta di legge che, approvata dal Consiglio regionale calabrese nelle settimane passate, è stata formalmente trasmessa dal presidente dell’assemblea consiliare, Francesco Talarico, al Senato. Ne dà conferma il presidente della Quarta commissione consiliare “Ambiente e territorio”, Gianluca Gallo. «Gli impegni assunti con i sindaci dell’area ionica nel corso delle audizioni tenute in Commissione e durante l’incontro svoltosi lo scorso luglio a Roseto Capo Spulico – dice Gallo – hanno trovato concretezza in sede istituzionale. È importante ora che la mobilitazione e l’impegno proseguano, per far sì che la proposta di legge sottoposta alla valutazione del Senato compia celermente il suo cammino. A tal fine, già nei prossimi giorni chiederò un incontro al presidente della Commissione ambiente del Senato».
Al centro del progetto normativo, la volontà di consentire alle Regioni di poter partecipare ai processi decisionali riguardanti lo sviluppo del territorio. Nel caso di specie, con le trivellazioni petrolifere marine, sia pur per il momento limitate a scopi di studio, evidente è il rischio di potenziale inquinamento dell’ecosistema marino e di restringimento ed erosione delle coste, con gravi ricadute su un’economia locale fondata principalmente su turismo e pesca. «Già altre regioni, tra le quali Abruzzo, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Marche e Puglia – ricorda il presidente della Commissione ambiente – hanno avanzato identiche richieste di modifica sul piano legislativo, a testimonianza della ragionevolezza di esigenze e posizioni che hanno come unico scopo quello di poter quanto meno diventare compartecipi, in maniera determinante, di scelte riguardanti l’avvenire dei propri territori».
Obiettivo da centrare cambiando l’impianto del Decreto Sviluppo (e della legge del 1991 recante norme per l’attuazione del nuovo piano energetico nazionale) nella parte in cui si consente di dare avvio alle procedure autorizzative delle trivellazioni in mare senza aver preventivamente e necessariamente raggiunto un’intesa con le Regioni interessate. «Lo strumento dell’intesa – chiosa Gallo – è l’unico in grado di dare voce alle esigenze del territorio e salvaguardare le competenze regionali, peraltro in materie di competenza concorrente, in ossequio al principio di leale collaborazione enunciato dalla Costituzione. Non chiediamo la luna: rivendichiamo solo il diritto di poter essere artefici del nostro futuro».