Trebisacce conserva la devozione per San Giuseppe. Tra sacro e profano
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Fortemente ancorata alle sue tradizioni, Trebisacce ha rinnovato anche quest’anno la propria devozione a San Giuseppe dandosi appuntamento presso la Cappella omonima situata alle spalle del paese su una magnifica collina, a terrazzo sul mare, per fortuna ancora ricca di verde. Stamattina, 19 marzo la collina era gremita di gente. Per i trebisaccesi è infatti una data storica perché la festa di San Giuseppe ha origini antiche e anche oggi, nonostante l’incalzare della civiltà consumistica, essa conserva intatto il suo fascino popolare e bucolico, a metà strada tra il sacro ed il profano.
Un tempo infatti gran parte della popolazione locale, complice la giornata festiva, si trasferiva, a piedi di buon mattino, sulla collina di San Giuseppe e vi trascorreva tutta la giornata immersa in una natura incontaminata. Oggi la tradizione bucolica e anche mangereccia è stata ereditata dai giovani che, sacco in spalla, di buon mattino e a frotte, hanno invaso la collina e dato vita ad una bella scampagnata all’aria aperta.
Il pomeriggio invece è stato riservato alla devozione al Santo con ampio spazio per i riti religiosi e la solenne processione accompagnata dalla musica della Banda città di Trebisacce, durante la quale il Santo è stato portato a spalla in un’ala di folla festante lungo le stradine che si snodano attorno alla Cappella. Poi la tradizionale “riffa” organizzata dal comitato-festa presieduto da Filippo Garreffa e al termine i fuochi pirotecnici. L’unica nota stonata, nonostante le raccomandazioni del comitato-festa, i rifiuti della tavola disseminati in ogni dove, nonostante fossero stati predisposti alcuni cassonetti di raccolta.
Pino La Rocca