L’esposizione del Codex Purpureus Rossanensis all’interno del Palazzo del Quirinale, dunque, rappresenta una valida occasione per far ammirare, da vicino, un documento unico al mondo in cui, sicuramente, richiamerà nella città bizantina numerosi visitatori con tappa, principale, al Museo Diocesano di Arte Sacra dove, nella sala d’onore, sarà esposto l’importante manoscritto, dopo i lavori di restauro in corso a Roma, con all’interno i Vangeli di Matteo e Marco. L’antico Evangelario, scritto in greco su 188 fogli di pergamena di colore rosso porpora (dal quale prende il nome Purpureus), si presenta con caratteri onciali (maiuscola biblica) su due colonne di 20 righe, di cui le prime tre di colore oro e le restanti di colore argento. 15 le illustrazioni di grandissimo valore storico-artistico. Nell’ordine: Resurrezione di Lazzaro (tav. I); Ingresso di Gesù in Gerusalemme (tav. II); Gesù scaccia i venditori dal Tempio (tav. III); Parabola delle 10 Vergini (tav. IV); Ultima Cena (tav. V); Comunione col Pane (tav. VI); Comunione col vino (tav. VII); Gesù nell’orto del Getsemani (tav. VIII); Canone dei Vangeli (tav. IX); Lettera di Eusebio a Carpiano (tav. X); Guarigione del cieco nato (tav. XI); Parabola del Buon Samaritano (tav. XII); Gesù davanti a Pilato (tav. XIII); Gesù e Barabba (XIV); S. Marco Evangelista (tav. XV). Risale al V-VI sec. e proviene quasi sicuramente da Antiochia di Siria (anche se di recente è stata avanzata l’ipotesi della sua fattura in Cesarea di Palestina). A portarlo a Rossano furono, probabilmente, i monaci melkiti provenienti dall’Oriente che sfuggivano alle persecuzioni dei musulmani.
Per consistenza e qualità, risulta essere il migliore di altri due codici purpurei greci: il Genesis, custodito nella Biblioteca Nazionale di Vienna e il Sinopense, conservato nella Biblioteca Nazionale di Parigi. Il Codex Purpureus Rossanensis, in attesa del riconoscimento da parte dell’Unesco, si trova, al momento, nella città capitolina per una serie di interventi di rivalorizzazione dello stesso documento in modo tale da riportarlo, prossimamente, nella città di Rossano dove sarà collocato all’interno del Museo Diocesano di Arte Sacra.
Antonio Le Fosse