I testi della Vallja sono antichi, e di difficile comprensione specie per i più giovani. I canti intonati la sera del martedì di Pasqua sono principalmente tre. Il primo è una rapsodia molto antica, probabilmente originaria del XV secolo. Narra di una famiglia ricca ed importante dell’Albania, con nove figli maschi ed una sola femmina, Jurendina. Questa rapsodia si fonda sul concetto della Besa, cioè la parola data, che è concetto fondamentale nella cultura e nella legislazione albanese. Sul far della sera si canta invece una Rapsodia che narra le gesta del condottiero albanese Scanderbeg e della battaglia di Kruja. Le gesta vengono evocate oltre che con il canto attraverso una sorta di danza con giri e movimenti concentrici, mediante i quali si intrappola alcuni passanti che, in guisa di ostaggi devono offrire da bere all’intera Vallja come riscatto per essere liberati. La giornata può anche proseguire tutta la notte con serenate, passando per le varie case del paese. La cosa che più colpisce di questo popolo è il loro attaccamento alle origini, il modo mediante il quale portano avanti questa tradizione con impegno e dedizione, trasmettendo alle nuove generazioni l’amore per la storia dei loro avi.
Veronica Iannicelli