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Ferrovia Jonica, passeggeri penalizzati. I treni-merci la fanno da padrona

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Ferrovia Jonica sempre più penalizzata: c’è più riguardo nei confronti dei carri-merci che dei passeggeri che viaggiano nei convogli. I primi vengono infatti trainati dalle motrici elettriche, ai passeggeri invece sono destinate le sole vecchie e ansimanti littorine a gasolio, rimaste l’unico e ultimo veicolo ferroviario a garantire una mobilità pubblica che sulla linea jonica è sempre più appannaggio del trasporto su gomma. Come se non bastasse il massiccio traffico di tir e di auto ad ingolfare ed a rendere sempre più pericolosa la S.S. 106. Di treni elettrici invece, nonostante l’elettrificazione della linea e l’abusata enfasi con cui si invoca la compatibilità ambientale e nonostante le tante proteste, soprattutto da parte dei pendolari, neanche a parlarne. La linea jonica, scomparsi ad uno ad uno i treni a lunga percorrenza che collegavano la Calabria Jonica al resto dell’Italia ed i treni interregionali che la collegavano a Bari e quindi alla linea adriatica, è rimasta una landa deserta su cui scorazzano tutti i giorni i carri-merci a cui viene riservato un trattamento di favore perché, attraverso lo spostamento dei containers dal porto di Gioia Tauro al nord-Italia riescono a fare business ed a consentire a Trenitalia di introitare risorse da investire in altre aree più fortunate.

Del resto era risaputo che gli investimenti fatti nel recente passato da RFI (la rete ferroviaria italiana ormai privatizzata) per potenziare gli assi ferroviari e quindi accrescere la sostenibilità del carico da parte della linea jonica, non erano destinati al transito delle frecce rosse, bianche, argento… ma ad incrementare il flusso del trasporto-merci al fine di decongestionare il traffico sulla linea tirrenica. Ormai sulla linea jonica i passaggi a livello, che continuano a dividere in due tutti i centri costieri ed a creare i soliti problemi alla circolazione, si chiudono sempre più raramente perché il trasporto-passeggeri è stato trasferito sugli autobus, ma quando si chiudono è perché devono passare lunghi e veloci treni-merci che, trainati da potenti motrici elettriche, ormai scorazzano incontrastati sui binari di quella che è stata, ai tempi di Garibaldi, la prima ferroviaria del sud-Italia.      

Pino La Rocca

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