Considerate le situazioni di partenza e le diversità di opinioni, c’è voluto un proficuo lavoro di coordinamento politico, ma alla fine tutti gli otto sindaci hanno sottoscritto un documento nel quale, come scrive il sindaco di Roseto Capo Spulico Rosanna Mazzia, «si ribadisce la ferma volontà di questo territorio di vedere l’opera cantierizzata e quindi realizzata in tempi brevi, nel rispetto il più possibile rigoroso dell’ambiente e quindi con il minore impatto ambientale possibile, ma avendo la piena consapevolezza che lo sviluppo non può più attendere e che questa regione ha bisogno di sicurezza sulle strade ma anche di opportunità lavorative». Con questa premessa i sindaci si sono recati a Roma più che mai uniti e determinati per pretendere rispetto per un territorio già abbastanza martoriato sul piano ambientale, ma anche per pretendere che venga rispettato il crono-programma dei lavori che prevedono l’apertura dei cantieri entro in prossimo anno.
Come è noto il finanziamento completo dell’infrastruttura, il cui progetto di riferimento è inserito in ambito europeo nel Trans European Networks, è pari a 1.234,75 milioni di euro, di cui sono disponibili 698,40milioni di euro. Vero è che il progetto definitivo differisce di molto rispetto da quello precedentemente presentato ai comuni interessati e quindi necessita degli opportuni correttivi, ma “La realizzazione dell’opera – secondo quanto scrive il sindaco di Trebiasacce Francesco Mundo – risulta indispensabile: noi vogliamo una strada che sia moderna e sicura e che interrompa finalmente la catena di morti che hanno funestato finora la vecchia S.S. 106. E’ per questo – aggiunge l’avvocato Mundo – che ci faremo portavoci delle richieste già fatte dal Comune, per dare un’importante risposta allo stato di crisi in cui i comuni si trovano e non un’opera che va a “stuprare” ulteriormente l’Alto Jonio con un intervento che potrebbe rappresentare una ferita indelebile per il territorio stesso. In tal caso – ha concluso il sindaco Mundo elencandole una per una, – anche le opere compensative da noi richieste sarebbero inutili e non potrebbero mai coprire i danni ambientali che quest’opera provocherebbe».
Pino La Rocca