Tutto cioò nonostante i pareri contrari dei comuni, delle associazioni e della Regione. «Nei mesi scorsi il Consiglio regionale calabrese – commenta il consigliere regionale Gianluca Gallo – al pari di altre assemblee legislative regionali, aveva licenziato una proposta di legge, assegnata proprio al Senato, finalizzata a modificare l’impianto del Decreto Sviluppo e della legge del 1991 recante norme per l’attuazione del nuovo piano energetico nazionale, nella parte in cui si consente di dare inizio alle procedure autorizzative delle trivellazioni in mare senza aver preventivamente e necessariamente raggiunto un’intesa con le Regioni interessate».
Mentre la prima fase delle operazioni dovrebbe prevedere l’acquisizione delle linee sismiche. Nella seconda fase, entro tre anni, si procederà alla perforazione di un primo pozzo esplorativo. «Il Mar Jonio e le coste lucane, calabresi e pugliesi del Golfo di Taranto devono per il governo diventare un grande “colabrodo petrolifero”, mentre l’entroterra un “hub energetico” con trivellazioni ovunque, persino nelle aree protette, considerate le istanze già presentatate da numerose compagnie petrolifere alle quali il Ministero dello Sviluppo Economico attribuisce ruolo centralità strategica per lo sviluppo mentre per le comunità del sud sono il colpo mortale al proprio futuro», conclude la Ola.
Vincenzo La Camera