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Civita aderisce al progetto Sprar: accolti 15 giovani rifugiati

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Il vice sindaco di Civita, Antonio Vavolizza

L’ostello della gioventù di contrada Madre Chiesa di Civita diventa il simbolo della multiculturalità. Da alcuni giorni, infatti, quindici ragazzi nord africani (compresi tra i 18 e i 25 anni) sono ospiti della cittadina del Pollino e resteranno nel piccolo borgo per alcuni mesi. Il piano di accoglienza rientra nel progetto Sprar del Ministero degli Interni ed è stato finanziato interamente con i Fondi Europei. Proprio attraverso questi fondi, l’amministrazione comunale di Civita è riuscita a ristrutturare  l’ostello della gioventù di contrada Madre Chiesa, posizionato a ridosso delle affascinanti Gole del Raganello, e farne uno spazio abitativo accogliente per i giovani che fanno parte del sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati sostenuto dal Ministero degli interni.

I ragazzi arrivano principalmente dal Nord Africa e saranno seguiti da sei operatori del luogo, assistenti sociali, mediatori linguistici, culturali per affrontare la fase di inserimento nella comunità e imparare la lingua italiana.

«Quello appena iniziato – ha dichiarato il vice sindaco di Civita, Antonio Vavolizza, coordinatore del piano –  è un progetto che, come al solito, coinvolge tutta la nostra piccola comunità arbereshe, da sempre protagonista in solidarietà e azioni che vanno verso l’integrazione sociale e culturale di popoli diversi. La nostra comunità non è nuova a questo tipo di iniziative, essendo anche essa figlia dell’emigrazione, basti pensare al ruolo che ha avuto a metà degli anni novanta quando era in pieno corso la guerra civile in Albania quando in migliaia fuggirono dalla  loro terra natia riversandosi nel mar mediterraneo con meta le coste dell’Italia meridionale. In quella fase – hanno ricordato il sindaco Alessandro Tocci e il suo vice Vavolizza – in tanti furono ospitati grazie alla Caritas e alle associazioni umanitarie presso le case del nostro paese. Di quelli tanti sono andati via e ritornati in patria, ma qualcuno è rimasto si è sposato e vive ancora a Civita con famiglia e figli, ebbene tale iniziativa vuole dare un contributo valido al processo d’integrazione di questi ragazzi attori  di un mondo  multietnico e multiculturale».

 Pasqualino Bruno

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