Lo stesso Stasi ha spiegato, conti alla mano, che «un riscontro topografico ha rilevato nella discarica di Bucita circa 318mila metri cubi di rifiuti nel dicembre 2013, mentre nell’ottobre 2012 con le stesse strumentazioni ne erano stati rilevati circa 330mila metri cubi. Significa che i rifiuti in quella discarica subiscono una perdita di volume di circa 12mila metri cubi l’anno. Essendo stata posta sotto sequestro dalla Procura della Repubblica il 15 dicembre 2010, possiamo affermare che appena prima del sequestro in discarica erano stati già abbancati almeno 354mila metri cubi di spazzatura. Peccato che in quella discarica è stato autorizzato l’abbanco di “soli” 295mila metri cubi di rifiuti. Da dove sono usciti – si chiede Stasi – gli altri 60 mila metri cubi di monnezza? Chi li scaricati, da dove provenivano, di cosa si trattava?».
Il rappresentante di “Legge Rifiuti Zero” ha specificato che i rifiuti in esubero presenti a Bucita rappresentano «un semplice meccanismo con cui dei rifiuti pericolosi, che quindi richiedono trattamenti delicatissimi e costosi per preservare la salute pubblica, tramite carte false venivano “convertiti” in rifiuti non pericolosi, che quindi potevano essere comodamente abbandonati in discariche come quelle di Rossano. Tutto questo crea ancora più sospetti sulla natura di quei 60mila metri cubi ignoti, abusivi, illegali».
Stasi, in chiusura, ha rimarcato che «oltre alla cittadinanza, informerò immediatamente di quanto sta accadendo, mediante apposita relazione, la Prefettura di Cosenza e le Procure della Repubblica di Castrovillari e Reggio Calabria, sperando che prendano seriamente in esame la gravità della situazione e le misure da adottare al riguardo».
Pasqualino Bruno