«Non c’è più niente da fare è stato bello sognare». Cantava così Bobby Solo un bel po’ di anni fa, ma l’attacco di questa celebre canzone calza a pennello per rappresentare le sorti del Tribunale di Rossano. Ormai non c’è più nulla da fare; è passato un anno esatto dalla chiusura del presidio di giustizia e il tempo è scaduto. Non è arrivato nessun decreto correttivo (tempo massimo 13 settembre, a onor di cronaca) per ripristinare il “tribunalino”, come veniva definito da alcuni in maniera spregiativa.
Se proprio vogliamo trovare un aspetto positivo a questa (paradossale) vicenda è che adesso sono ufficialmente finiti i proclami, e a ridosso delle elezioni regionali, con i politicanti pronti a sbarcare in massa nel territorio della Sibaritide per vomitarci addosso le loro roboanti dichiarazioni, è un aspetto a dir poco consolante. Basta quindi ai politici locali e nazionali di dubbia caratura che arrivavano a Rossano promettendo un immediato interessamento, e di conseguenza una rapida soluzione, per riaprire il Tribunale. Di contro, da domani preparatevi alla strategia tutta italiana dello “scaricabarile”, con amministratori e governanti pronti a riservare sugli altri le colpe della chiusura di un palazzo di giustizia che era presente sul territorio da 150 anni. A farne le spese, per questo ennesimo fallimento dei rappresentanti politici locali (soprattutto di quelli “trapiantati” a Roma), sono, ovviamente, i cittadini della Sibaritide: frustrati, delusi e ormai spettatori passivi di questo ulteriore scippo avvenuto ai danni di un territorio che viene puntualmente umiliato dalle scelte prese nei “palazzi che contano” della Capitale.
Nota a margine: restano ora da chiarire alcuni quesiti importanti dopo che è stata posta definitivamente la parola fine sul presidio di giustizia della città bizantina. In primis: come e in che cosa verrà convertita la struttura dell’ormai ex Tribunale? In che modo si intende dare un nuovo impulso alla vita del centro storico rossanese? Minato, da tempo, dalla delinquenza dilagante e dalla fuga di abitanti verso lo scalo cittadino e, da un anno a questa parte, logorato anche dalla cancellazione di una struttura che portava qualche quattrino alle attività commerciali della parte alta di Rossano.
A questo giro di giostra attendiamo, però, risposte concrete e non proclami.
Pasqualino Bruno