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Trebisacce, cresce attesa per sentenza Consiglio di Stato che potrebbe riaprire l’ospedale

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ospedale-trebisacce-nuovaSettimana cruciale, la prossima, per l’ospedale di Trebisacce perchè per giovedì 23 ottobre è prevista la sentenza del Consiglio di Stato che dovrà pronunciarsi in via definitiva sulla legittimità o meno della chiusura del “Chidichimo” a seguito del ricorso presentato dal comune di Trebisacce prima davanti al Tar della Calabria che ha emesso un giudizio dai più giudicato “filogovernativo” e successivamente alla Suprema Corte. Un provvedimento, quello della chiusura del presidio ospedaliero di Trebisacce, adottato dall’allora Commissario ad Acta Scopelliti, solo a posteriori ritenuto da lui stesso sbagliato e giudicato da tutti iniquo e scellerato perché eseguito solo sulla scorta di calcoli aritmetici, per di più sbagliati in quanto i dati registrati nel corso di questi tre anni stanno a dimostrare che la migrazione sanitaria è aumentata a dismisura e che con la spesa passiva elargita alle regioni limitrofe si poteva tenere aperti almeno i nosocomi “di confine” evitando che gli ospedali-spoke andassero in tilt e, soprattutto, che diversi cittadini ci rimettessero le penne.

NUOVA APERTURA A ROSETO CAPO SPULICO (CS)

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Per la verità il legale-patrocinatore del ricorso, l’avvocato Giuseppe Mormandi, si dimostra fiducioso in un esito positivo del ricorso anche perché i giudici di Palazzo Spada, pronunciandosi qualche mese addietro sull’analogo ricorso presentato dal comune di Praia a Mare, ha dato ragione ai ricorrenti e sentenziato la riapertura dell’ospedale “di confine” di quella cittadina. Ma la fiducia del legale e degli stessi amministratori locali che hanno deciso di andare avanti sulla via giudiziaria perché convinti che quella fosse l’unica via d’uscita dopo il fallimento della politica, deriva dal fatto che le motivazioni addotte dai giudici per l’ospedale di Praia a Mare sono identiche, se non addirittura più immanenti, per l’ospedale di Trebisacce a cui fanno riferimento ben 16 comuni disseminati in un territorio aspro e disagiato come l’Alto Jonio: distanze dagli altri ospedali di riferimento, tempi di percorrenza su una viabilità disagiata e quindi mancata considerazione della cosiddetta “golden hour”, che nel campo della chirurgia d’urgenza rappresenta il periodo di tempo, che va da pochi minuti a diverse ore, dopo una lesione traumatica causata da un incidente o da un malore grave, durante il quale vi è la più alta probabilità che un pronto trattamento medico possa evitare la mortedel paziente. Tutte queste motivazioni favorevoli lascerebbero campo libero all’ottimismo ma nell’opinione pubblica la decisone del Consiglio di Stato viene attesa lo stesso con ansia e trepidazione.

Pino La Rocca

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