Redazione Paese24.it

Amendolara, la nuova Dirigente si presenta. «La Buona Scuola deve saper formare cittadini liberi»

Amendolara, la nuova Dirigente si presenta. «La Buona Scuola deve saper formare cittadini liberi»
Diminuisci Risoluzione Aumenta Risoluzione Dimensioni testo Stampa
Print Friendly, PDF & Email

gemma faracoAbbiamo incontrato la Dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo di Amendolara che da quest’anno guiderà la scuola del “paese delle mandorle”. Gemma Faraco, che sostituisce dopo sei anni il dirigente Walter Bellizzi (oggi al Comprensivo di Morano-Saracena), è alla sua prima nomina. Dopo alcuni anni nel mondo accademico come ricercatrice, la nuova Dirigente proviene dal Liceo Scientifico di Rossano dove ha insegnato Matematica e Fisica. La sua ricetta per la gestione di una scuola è interazione con il territorio, educazione alla legalità e formazione degli alunni per farne dei cittadini liberi e consapevoli.

Qual è la differenza tra il preside di ieri e il Dirigente scolastico di oggi?

Diciamo che il preside recepiva le direttive dall’alto in una sorta di sistema verticale: dal ministero, agli uffici scolastici regionali e provinciali sino ad arrivare al capo d’istituto. Con la legge sull’autonomia scolastica, dal 1999, e quindi con la figura del dirigente scolastico, il sistema è diventato orizzontale. Il dirigente scolastico deve interagire con il territorio circostante e con i suoi attori sociali come i comuni, le associazioni, le parrocchie. La scuola oggi, deve sì tener presente delle direttive ministeriali, ma deve saperle adattare e applicare tenendo conto della singola realtà. Non c’è una scuola, ci sono tante scuole.

Il manifesto “La buona scuola” di Renzi tocca dei punti che in qualche modo già erano previsti come: l’alternanza scuola lavoro, la formazione e l’innovazione, la scuola digitale. Mentre ne aggiunge dei nuovi sulle carriere degli insegnanti, sul precariato. La scuola italiana e i suoi attori sono pronti per recepire questo documento?

Sicuramente questo manifesto è un buon punto di partenza. Ma le difficoltà di applicazione sono tante, condite anche da qualche paradosso. Come, ad esempio, il fatto che si chiede alla Scuola italiana il salto di qualità e poi dall’altra parte, con la Legge di Stabilità, si attuano dei tagli che rendono arduo il processo innovativo. Bisognerebbe calarsi di più nelle realtà scolastiche e prima di attuare le riforme in merito, ascoltare anche i diretti interessati.

Rapporto con i genitori, con il territorio, con le altre agenzie sociali: la scuola ha necessariamente bisogno di aprirsi all’esterno. Soprattutto nei piccoli comprensori le scuole devono diventare avamposti di legalità, dialogo e cultura. Qual è la sua ricetta per la scuola che lei dirige oggi?

Io sono nuova, sia come ruolo da svolgere che come sede di lavoro. Sono ad Amendolara da poche settimane, ma l’approccio è stato molto positivo con tutti: insegnanti, operatori scolastici, genitori, alunni, Comune e territorio. Il mondo della scuola è molto complesso, è difficile lavorare su pacchetti preconfezionati. Bisogna avere la capacità di gestire le situazioni e capire quali possono essere le scelte formative adatte. Certamente è importante fissare dei paletti. Nel mio caso, desidero che la mia scuola si adoperi a formare cittadini liberi, consapevoli dei loro diritti-doveri e coscienti del territorio nel quale vivono.

Il nodo dei fondi strutturali europei. Spesso le scuole si trovano a dover gestire importanti finanziamenti per l’acquisto di nuovi strumenti tecnologici che il più delle volte non garantiscono agli studenti un’adeguata ricaduta di conoscenze. Come mai?

Tutto dipende dalla formazione degli insegnanti. Bisogna lavorare molto su questo. I docenti devono essere in grado di utilizzare tutte le apparecchiature. E la scuola deve garantire loro gli adeguati corsi di formazione. Oggi è la formazione che deve andare dagli insegnanti, sia con appuntamenti a scuola, ma anche con piattaforme e-learning. La scuola oggi impegna tanto il corpo docente e gli insegnanti sono sempre più restii a fare chilometri e chilometri per andare a frequentare corsi di aggiornamento.

Perché un insegnante, oggi, aspira a diventare Dirigente scolastico?

Le posso dire perché l’ho fatto io. Sono stata sempre affascinata dal mondo della scuola. Avevo iniziato la mia carriera come ricercatrice all’Unical, ma la Scuola mi attirava di più che l’Università e dopo un periodo di insegnamento nelle Scuole Secondarie ho deciso di fare il concorso per Dirigente scolastico. La Scuola è la base di tutto. E’ qui che nascono gli uomini e le donne di domani e noi formatori abbiamo una grandissima responsabilità.

Vincenzo La Camera

 

Condividilo Subito
Subscribe
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments