Si fa sempre più preoccupante la carenza di personale all’ospedale “Guido Compagna” di Corigliano. Le situazioni più difficili si registrano presso il pronto soccorso, il laboratorio di analisi e la chirurgia. Il primo, tra l’altro, rischia di essere declassato in punto di primo intervento; al secondo serve urgentemente un dirigente medico e al terzo, ad assistere i pazienti del reparto con quindici posti letto, c’è un solo operatore di turno. Le difficoltà riscontrate presso il presidio ospedaliero hanno obbligato il sindaco della città coriglianese, Giuseppe Geraci, a lanciare un appello nei confronti del direttore generale dell’Azienda Sanitaria di Cosenza, Gianfranco Scarpelli. «Il sistema – ha avvisato il sindaco – è al collasso, i servizi non possono essere garantiti e la comunità è esasperata. In attesa del nuovo ospedale della Sibaritide – ha chiarito Geraci – non possiamo tollerare di essere progressivamente e sciaguratamente privati, in questo territorio, delle garanzie minime del diritto alla salute. Di questa priorità non potrà non farsi carico, sin dal suo prossimo insediamento, anche il nuovo governatore e la nuova giunta regionale».
Andando nello specifico, il pronto soccorso conta undici infermieri, di cui uno con limitazioni, due che godono dei benefici della 104, uno in malattia lunga e un altro ancora riveste il ruolo di coordinatore infermieristico. Nonostante gli straordinari a volte si ritrovano a lavorare con un solo infermiere per turno. Sono sei i medici assegnati; uno è in malattia da più di un mese e, con cinque medici, è a rischio la garanzia del servizio. Ad oggi non è stato attivato il triage, sistema utilizzato per selezionare i soggetti coinvolti in infortuni secondo classi di urgenza/emergenza crescenti, in base alla gravità delle lesioni riportate e del loro quadro clinico, importantissimo per la gestione del paziente nell’urgenza. «Il pronto soccorso – ha aggiunto preoccupato il primo cittadino – rischia la chiusura e la trasformazione in punto di primo intervento».
Non è migliore la situazione del laboratorio analisi. Tre infermieri, di cui uno in trattamento dialitico e un infermiere facente funzione di coordinatore. «È rimasta senza risposta – ha incalzato Geraci – la richiesta inoltrata al Direttore generale: qui serve un dirigente medico». La situazione che vive il reparto di Chirurgia, ridimensionato nei posti letto da ventuno a quindici, non è molto diversa. Dieci infermieri, uno in malattia lunga e un coordinatore infermieristico. Anche qui, sono costretti a lavorare spesso con un infermiere per turno. Una situazione, quindi, davvero difficile, che ha bisogno di una soluzione positiva nell’arco di poco tempo.
Pasqualino Bruno