Le proposte emerse dal tavolo di Amendolara, moderate dal presidente ASAI, Antonio Pagano, sono tutte accettabili: favorire l’unione di più comuni in ambito di Protezione Civile, diffondere la cultura della Protezione Civile sul territorio anche con esercitazioni. Ma se non si prende coscienza del problema e del rischio idrogeologico che attanaglia la Calabria, è tutto inutile. L’ingegnere Edoardo D’Andrea, il responsabile della pianificazione regionale in tema di Protezione Civile, è stato molto chiaro su un punto. «Se i Comuni non aggiornano i piani di Protezione Civile e non redigono progetti seri di prevenzione non potranno accedere a nessun finanziamento», in risposta a quei sindaci che lamentano un abbandono da parte delle istituzioni. Come primi cittadini erano presenti, oltre a Ciminelli di Amendolara, anche Gaudio di Alessandria e Aurelio di Albidona. C’erano anche gli amministratori di Cerchiara e Oriolo. Il sindaco di Alessandria, Gaudio, ha provato in qualche modo a giustificare l’assenza dei “colleghi” in quanto l’orario mattutino dell’incontro andrebbe a cozzare contro l’esigenze lavorative dei più. Ma anche questo è un mito da sfatare, in quanto è impensabile che in una squadra amministrativa non si riesca ad indviduare nessuno tra tecnici, consiglieri o assessori capace di rappresentare il Comune in simili appuntamenti.
L’ingegnere Niccoli dell’Arpacal, ha sentenziato su questo aspetto e cioè quello dell’assenza delle amministrazioni comunali ed emerso che la catena di Protezione Civile ha il suo anello debole proprio nei comuni. Ciò non significa che la colpa è dei sindaci, ma si assiste al solito giochino del “cane che si morde la coda”: i vertici lamentano scarso interesse dei sindaci e questi utlimi si difendono dicendo che non sono messi nelle condizioni di operare con serenità ed efficacia. C’era anche la Prefettura di Cosenza ad Amendolara rappresentata dal dirigente della Protezione Civile, Vito Turco, il quale ha rimarcato il ruolo nevralgico dei sindaci che sono i capi comunali di Protezione civile perchè conoscono il territorio meglio di chiunque altro. Ma hanno davvero le mani legate? Se pensiamo che non possono nemmeno ripulire gli alvei dei fiumi da detriti e arbusti (per gli abusi commessi in passato, ricorda l’ingegnere Tricoli dell’Autorità di Bacino) per scongiurare le tracimazioni, allora ci rendiamo conto che il sistema di Protezione Civile fermo alla legge del 1997 forse andrebbe davvero rivisto, perchè oggi richia di essere un gigante che si poggia su piedi di argilla.
Vincenzo La Camera