La chiusura ufficiale dell’Ospedale di Trebisacce ed il conseguente ridimensionamento in Capt (Centro assistenza primaria territoriale) sembra aver ridato vigore alle ambizioni secessioniste di numerosi cittadini dell’Alto Jonio, secondo i quali questo lembo di terra con caratteristiche storico-culturali molto simili alla confinante Lucania sarebbe sin troppo bistrattato dalla classe politica calabrese. Anche se le voci di piazza sull’argomento, i progetti e le idee sono ritornate libere nell’aria senza un filo conduttore e sopratutto una trade-union.
Le ambizioni secessioniste avevano preso forma in maniera corposa nel corso dell’occupazione della Ss 106 a Trebisacce, ormai due anni fa, con l’intento di far tornare sui propri passi il governatore della Calabria Scopelliti in merito al Piano di Rientro Sanitario che ha di fatto sancito la chiusura del nosocomio dell’Alto Jonio. A cui poi ha fatto seguito la drastica decisione di Trenitalia di “tagliare” importanti treni per il Nord (come lo storico Crotone-Milano) e l’intervento della Rete Ferroviaria Italia che andrebbe a mettere i lucchetti alla principale stazione del comprensorio, cioè Sibari.
Ma già da diversi anni prima, i cittadini del comprensorio si erano interessati, chi più chi meno, a questa suggestiva opzione. «L’unione fra il potenziale delle coste e dei monti dei sedici comuni jonici con la capacità amministrativa e la vocazione alla valorizzazione territoriale che la Basilicata e la provincia di Matera hanno dimostrato di saper porre in essere sul campo potrebbe diventare un binomio vincente», il leit motiv che circolava mesi e mesi fa.
Walter Astorino, coordinatore del comitato “Passaggio in Lucania – Alto Jonio Libero in Basilicata” era riuscito anche a “strappare” una partecipazione alla trasmissione di “RaiTre Agorà”, nel dicembre 2010. E poche settimane prima anche un incontro a Matera sembrava dare il giusto impulso alla vicenda, per la gioia dei “secessionisti”.
«La provincia di Matera è lieta di accogliere le comunità dell’Alto Jonio, ed è propensa a dare delle risposte alle giuste rivendicazioni delle popolazioni locali, collaborando attivamente con i sindaci dei 16 comuni per tutto ciò che concerne il cambio di regione dell’Alto jonio». Queste le parole pronunciate dal presidente della Provincia di Matera, Franco Stella, che ad ottobre del 2010 incontrò una delegazione dell’Alto Jonio nel palazzo provinciale della “Città dei Sassi” (vennero ricevuti: Walter Astorino (presidente comitato “Passaggio in Lucania – Alto Jonio Libero in Basilicata”), Paolo Munno (allora sindaco di Francavilla e presidente Unione dei Comuni), Luca D’Alba (vice presidente del comitato), Vincenzo Gaudio (sindaco Alessandria), Francesco Trebisacce (sindaco Nocara), Alberto Cosentino (sindaco Canna) e Francesco Colotta (sindaco Oriolo).
Quell’incontro che secondo i promotori poteva essere un trampolino di lancio per l’iniziativa del cambio regione, secondo alcuni si è trasformato nella sua tomba.
Che fine ha fatto dunque, oggi, la spinta secessionista nell’Alto Jonio? Se lo chiedono in tanti. «Sono molto sorpreso del congelamento dell’intera vicenda – commenta Walter Astorino. L’Alto Jonio ha necessariamente bisogno di ritagliarsi uno spazio gestionale che oggi non ha».
Di recente alcuni Comuni della Valmarecchia (Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant’Agata Feltria e Talamello), nelle Marche, sono transitati dalla Provincia di Pesaro Urbino a quella di Rimini, in Emilia-Romagna (ai sensi dell’articolo 132, secondo comma, della Costituzione). Intanto anche la Svizzera pare abbia chiesto l’annessione della Lombardia. E su internet, la petizione ha raggiunto in pochi giorni circa quindicimila firme.
Vincenzo La Camera