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Ex ospedale di Trebisacce ad un bivio. Intanto si continua a morire

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Riapertura ospedale: sarà la politica a correggere il grave errore commesso circa 3 anni addietro, o sarà il Consiglio di Stato a decretarne la riapertura con la sentenza del prossimo 26 febbraio? Se lo chiedono tutti dopo l’ennesimo decesso avvenuto proprio nel giorno di Natale che ha reso il problema di estrema attualità. Comunque sia, il “Chidichimo” è ormai al bivio: imboccherà la strada giusta per garantire almeno l’emergenza, o sarà definitivamente chiuso? Come è noto, e come ha riportato il nostro giornale, l’ultimo decesso, che ha coinvolto un povero pensionato di Roseto, rischia ancora una volta di portare sul banco degli imputati i sanitari del PPI  condannati a fare da parafulmine rispetto a responsabilità che andrebbero addossate alla cialtroneria della politica che ha lasciato un territorio enorme scoperto di qualsiasi presidio sanitario e che costringe i medici a stare in prima linea, ma disarmati.

La gente, infatti, al momento dell’emergenza si fa prendere dal panico e corre verso il PPI, sia perché è più vicino, sia perché pensa che continui ad essere l’avamposto dell’ospedale. In realtà il PPI, con un solo medico e un solo infermiere, costretti a fronteggiare le emergenze con le mani nude, rappresenta il classico specchietto per le allodole tanto che, alla luce di quanto sta succedendo, forse è meglio chiuderlo. La morte dell’anziano di Roseto, anch’essa presuntivamente attribuita alla responsabilità dei medici, ha comunque ridato attualità al problema. Tutti pensano che ormai sia maturo il tempo per la tanto attesa svolta anche perché siamo in presenza di due fatti nuovi: l’avvicendamento politico alla Regione, con il presidente Oliverio che ha pubblicamente criticato la chiusura degli ospedali ”di confine” e la imminente pronuncia del Consiglio di Stato. Tutti col fiato sospeso, dunque, in attesa di questi due eventi, nella speranza però che la classe politica si faccia sentire e che nel frattempo non si allunghi ulteriormente la catena dei morti.

Pino La Rocca

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