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«A Rossano uno sportello per sordomuti», la promessa del sindaco Antoniotti

Un momento dell’inaugurazione della nuova sede di rappresentanza intercomunale dell’Ente Nazionale Sordi a Rossano.

«Uno sportello in lingua italiana dei segni, per i sordomuti, sarà presto attivato in Città» È la promessa fatta dal sindaco di Rossano, Giuseppe Antoniotti, nella sede dell’ormai ex circolo culturale e ricreativo dei sordomuti della città bizantina, che da mercoledì sera (28 gennaio ndr) è stata inaugurata come nuova sede di rappresentanza intercomunale dell’Ente Nazionale Sordi a Rossano. La seconda in Calabria, dopo quella di Lamezia Terme e che sarà diretta dalla delegata Elena Oranges.

All’inaugurazione, oltre al sindaco, erano presenti l’assessore alle Politiche Sociali Giandomenico Federico, il presidente regionale dell’Ens Antonio Mirijello, i presidenti delle sezioni provinciali di Cosenza, Ugo Michele Passarelli e di Catanzaro Serafino Mazza e il consigliere della provincia di Crotone, Gino Curcuglioniti.

«Accogliendo le istanze delle sezioni regionali e provinciali dell’Ens – ha affermato il primo cittadino – ci impegneremo per la futura apertura dello sportello Lis. Un importante progetto di inclusione sociale che vogliamo assolutamente sostenere. L’affermazione e la tutela dei diritti delle persone con disabilità è un impegno e un imperativo categorico di questo esecutivo».

«Siamo vicini – ha aggiunto l’assessore Federico – e sosteniamo le categorie più deboli e disagiate, perché hanno bisogno del nostro appoggio. Per questo ribadisco la mia piena disponibilità a supporto di questo nuovo ente ed a sostegno della creazione dello sportello Lis che speriamo possa essere al più presto istituito. E che metterebbe a disposizione dei sordomuti  – ha concluso l’assessore –  un interprete in lingua italiana dei segni in grado di recepire i loro disagi, le aspirazioni, gli interessi e le diverse problematiche, al fine di poter dar loro un aiuto concreto e le giuste indicazioni per essere inseriti nel contesto sociale in cui vivono».

Pasqualino Bruno

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