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Differenziata, nel carcere di Rossano parte il progetto “Cibo che ritorna cibo”

Differenziata, nel carcere di Rossano parte il progetto “Cibo che ritorna cibo”
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Esempi di compostatori - Foto di repertorio

Esempi di compostatori – Foto di repertorio

Differenziare e riciclare la frazione organica, riducendo i rifiuti e producendo concime biologico. Questa, in estrema sintesi, è l’attività  “cibo che ritorna cibo” che parte dalla casa di reclusione di Rossano. Nella casa circondariale di contrada Ciminata Greco, infatti, è stato installato un compostatore, un macchinario elettromeccanico per il compostaggio di materia organica proveniente dalle cucine della struttura.  Il compostatore si presenta come un cilindro nel quale avviene, in modo naturale, un processo aerobico di compostaggio senza formazione né di percolato né di metano; scarti di cibo che producono un “concime” biologico da utilizzare nella serra presente nel carcere.

L’iniziativa vede il coinvolgimento di venti detenuti e nasce con l’adesione della casa di  reclusione di  Rossano diretta dal dottor Giuseppe Carrà al progetto “Compos-tiamo”, realizzato dalla Società Cooperativa Eco Natura di Rossano, partner capofila, con il comune di Rossano, l’associazione Insieme, l’associazione Ricicl’Art, l’azienda Ecoross srl,  con il sostegno della Fondazione con il Sud.

«Un progetto – hanno spiegato i fautori dell’iniziativa – che coniuga campagne di info/formazione volte alla conoscenza e alla sensibilizzazione sul tema dei “rifiuti” e sulla necessità irrimandabile di differenziare e riciclare i rifiuti stessi, in particolare la frazione umida-organica. I partner impegnati nel progetto “Compostiamo” hanno una vasta esperienza e una concreta storia di lavoro, finalizzate ad avviare un processo culturale e d’azione capace di favorire la realizzazione di  un cambio di stili di vita e di consumo. Target principale di tale azione i “Cittadini di domani” e le loro famiglie».

Tutta la complessa serie di azioni previste da “Compostiamo”  parte volutamente dalla casa di reclusione per due motivi principali: l’istituto svolge da anni azioni educative necessarie alla rieducazione e al recupero degli “ospiti”, anche attraverso la partecipazione e la realizzazione di  progetti ad alta valenza socio culturale; inoltre quanti sono spesso etichettati come “rifiuti della società” saranno gli artefici primi di un’operazione rivolta a tutti i cittadini del comprensorio.

Pasqualino Bruno

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