I medici anestesisti-rianimatori che per lungo tempo hanno prestato servizio presso l’ospedale di Trebisacce (nelle foto), a partire dalla giornata di ieri (giovedì), sono stati trasferiti d’ufficio e con effetto immediato presso l’ospedale-Spoke di Rossano-Corigliano. Tre i medici anestesisti trasferiti (i dottori Loricchio, Rago e Paladino), mentre la sola dottoressa Trinchi rimane a Trebisacce come responsabile del servizio di terapia del dolore.
Il provvedimento dei vertici aziendali, considerato una sorta di dispetto e di sottovalutazione del rischio, specie dopo gli ultimi fatti verificatisi nell’altro “ospedale di confine” di Praia a Mare, dove sono già morte due persone per il venir meno di qualsiasi garanzia in regime di emergenza-urgenza, ha gettato nello sconforto gli operatori sanitari che si dichiarano praticamente disarmati e impossibilitati a esercitare la propria professione e le popolazioni dell’Alto Jonio che, per qualsiasi emergenza sanitaria, dovranno prendere altre strade perché senza l’assistenza dell’anestesista-rianimatore qualsiasi tipo di intervento, anche di routine, è essenziale e irrinunciabile.
Domande legittime, queste, che forse meriterebbero una risposta e che, come fa notare lo stesso Paolino, si scontrano con la teoria di qualche improvvisato dirigente-medico dell’ex area appartenuta all’Asl di Rossano il quale ha sostenuto pubblicamente che anche i medici del 118 e del Pronto Soccorso devono improvvisarsi anestesisti-rianimatori ed essere in grado di intubare e quindi di stabilizzare un paziente “acuto”. «Siamo veramente al paradosso; – commenta il sindacalista Paolino – qui si rischia di cadere nel ridicolo e non si tiene conto che si scherza con la vita delle persone come si trattasse di un elettrodomestico: l’anestesista-rianimatore non è un “idraulico” che si limita ad inserisce un tubo nella gola del paziente e somministra una certa quantità di farmaco in base alle condizioni generali del paziente.
Il compito dell’anestesista è l’affiancamento del medico e la gestione complessiva del paziente. Altro che sanità d’eccellenza: nella Sibaritide e nell’Alto Jonio è vietato ammalarsi».
Pino La Rocca