Altro episodio di buona sanità quello verificatosi presso il PPI (punto di primo intervento) dell’ex ospedale di Trebisacce: una bambina di appena 25 giorni ha rischiato di morire soffocata per reflusso gastro-esofageo e crisi respiratoria. Anche questa volta però, come era avvenuto solo il giorno prima con un’altra bambina di 5 anni, i sanitari del PPI, a cui si sono rivolti i genitori della neonata in preda al panico, valutata in pochi minuti la gravità della situazione, l’hanno soccorsa prontamente praticandole la metodica prevista per la disostruzione meccanica delle vie respiratorie, l’hanno rianimata e l’hanno salvata da una delle classiche “morti bianche” che colpiscono i neonati nel sonno. Subito dopo la neonata, sedata e intubata, è stata trasferita con l’eli-soccorso e affidata ai sanitari del Reparto di Neonatologia dell’Annunziata di Cosenza. Protagonista dello scampato pericolo la piccola W. B., di appena 23 giorni, nata nell’ospedale di Corigliano ma residente a Villapiana Lido, figlia di genitori di origine marocchina.
Il reflusso gastro-esofageo, causato da passaggio involontario di materiale gastrico nell’esofago è, come è noto, un fenomeno molto comune nell’età infantile e, se non si interviene tempestivamente, può portare alla cosiddetta “morte in culla”del neonato. E’ quello che hanno scongiurato i giovani genitori della bimba trasportando in pochi minuti la loro creatura al PPI di Trebisacce e affidandola nelle mani dei sanitari. Qui ancora una volta ha funzionato il gioco di squadra che, oltre all’èquipe del PPI guidata dal dottor Nupieri, si è avvalsa della preziosa collaborazione del medico-anestesista in servizio presso la Lungodegenza-Rsa. «Altro intervento salva-vita, – ha dichiarato il segretario aziendale della Fials Antonio Paolino – da parte di operatori sanitari costretti a salvare la gente con… le mani nude a fronte di una classe politica che nell’Alto Jonio ha raso al suolo la sanità pubblica e, con la sola logica ragionieristica, organizzato una sanità che fa acqua da tutte le parti».
Pino La Rocca