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Alto Jonio, chiuse altre quattro Guardie Mediche. La protesta dei sindaci

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Chiuse altre quattro Guardie Mediche nei paesi delle aree interne: cancellato l’ultimo pezzo di sanità pubblica nella periferia più estrema della Calabria. Protestano vibratamente i sindaci dei quattro comuni interessati, Castroregio, Canna, Cerchiara e Plataci che si sentono defraudati e presi in giro dai vertici aziendali con i quali solo qualche mese addietro avevano concordato i presidi sanitari da tagliare. Non contenti dei tagli già effettuati, ora la mannaia torna ad abbattersi pesantemente sull’Alto Jonio.

«Cambiano i musicanti – ha tuonato il sindaco di Castroregio Antonio Santagada (nella foto) anche a nome degli altri sindaci – ma la musica è sempre la stessa, anzi tende a peggiorare, perché ora vengono rimangiati anche gli accordi sottoscritti con i rappresentanti delle popolazioni». Inviperito per questo ennesimo scippo il primo cittadino di Castroregio, come operatore sanitario e come sindaco, sottolinea l’importanza di una postazione sanitaria nei paesi di alta montagna ricadenti in un territorio morfologicamente accidentato come l’Alto Jonio nel quale i collegamenti sono condizionati da una viabilità molto precaria e dove non esiste più un ospedale di riferimento in grado di far fronte all’emergenza-urgenza.

«Altro che riapertura dell’ospedale di Trebisacce – aggiunge polemicamente il dottor Santagada volendo ricordare al presidente Oliverio gli impegni pubblicamente assunti in materia di sanità – qui ormai siamo alla frutta: non solo non viene riaperto l’ospedale di Trebisacce ma si tende a cancellare anche le Guardie Mediche. Non siamo più disposti a tollerare i soprusi e allora – minaccia il sindaco Santagada – se non sarà ritirata la Delibera n. 705 approvata l’altro ieri, convincerò i miei concittadini a disertare le urne in tutte le competizioni che ci saranno da ora in poi, perché se non ci riconoscono il diritto alla salute, noi ci rifiutiamo di esercitare il dovere civico più importante che è la manifestazione del voto».

Pino La Rocca

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