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Trebisacce. Dopo la festa più nulla, il “biondo tardivo” non decolla

Trebisacce. Dopo la festa più nulla, il “biondo tardivo” non decolla
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Tardivo e perciò molto ricercato, ma svalutato e deprezzato tanto che viene venduto a pochi centesimi al chilo. Parliamo del rinomato “biondo tardivo”, la pregiata arancia tipica che si produce nelle “vigne” di Trebisacce che porta questo nome a ragione della sua maturazione tardiva che inizia ad aprile e finisce in estate, quando cioè la concorrenza non c’è più ma che, nonostante questo, ha perso nel corso degli anni gran parte del proprio valore commerciale. Un tempo, infatti, i cosiddetti “vignaruli”, con il ricavato della vendita delle arance, riuscivano a condurre un’esistenza decorosa e riuscivano anche a mandare i figli all’università.

Oggi, invece, il biondo tardivo, stritolato nella morsa del ricatto dei commercianti all’ingrosso, viene pagato a soli 20/30 centesimi al chilo, ma poi finisce per essere venduto sui mercati generali di Napoli, Bologna, Milano… fino a due euro al chilo. Colpa del mercato globale e della dinamica della domanda e dell’offerta? No, colpa della endemica incapacità di associarsi da parte degli attuali proprietari (non supportati a dovere da chi di competenza, ndr) di fare rete e di investire sulla politica di marketing di un prodotto che rimane “di nicchia” ma che finisce per arrivare sui mercati come una specie anonima. Tardivo il prodotto, ma puntuale, invece, “La festa del biondo tardivo”, che viene celebrata ogni anno agli inizi di maggio: per due giorni questo pregiato cultivar occupa la ribalta e viene festeggiato e quasi idolatrato, ma subito dopo, “passata la festa e gabbato lo santo” come suol dirsi, ritorna subito dopo nel dimenticatoio. Molti attuali “vignaruli” si rifiutano persino di vendere e utilizzano le arance per uso familiare. Quelli che hanno vigne più grandi, invece, soggiacciono passivamente alla logica del mercato ma sono amareggiati e delusi. Con chi prendersela? Forse dovrebbero prendere esempio da chi si è saputo organizzare, come “il Consorzio dei limoni di Rocca Imperiale” che ha fatto del limone una specie di… gallina dalle uova d’oro.

Pino La Rocca

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francesca marino
francesca marino
9 anni fa

Perché non cercare di inserirlo nei prodotti DE.CO sarebbe un ottimo trampolino di lancio per il biondo di Trebisacce, almeno che non sia già stato fatto.