Don Panizza in prima linea nella Calabria degli ultimi
Il prete che ha sfidato la 'ndrangheta si racconta al campo estivo di Mormanno
Ancora una visita in Calabria, ancora un tema difficile, ancora un incontro con i giovani. Dopo don Luigi Ciotti, questa volta è Giacomo Panizza, prete bresciano che nel 1976 ha fondato a Lamezia Terme “Progetto Sud”, una comunità autogestita insieme a persone con disabilità, ad aver incontrato (sabato 5 luglio) il campo scuola di Azione Cattolica nel seminario di Mormanno. Tanti gli argomentati affrontati durante l’incontro, incentrato su uno dei messaggi cardine di Papa Francesco: «Uscire e rivolgersi agli ultimi accompagnandoli a vivere insieme una nuova opportunità». E don Panizza è testimone, con le sue esperienze, di come sia possibile, concretamente, scommettere con gli ultimi e sugli ultimi. Esiste una povertà da cui, chi segue Dio, deve allontanarsi. «Quella che ci costringe a strisciare, ad umiliarci, a perdere la dignità. Quella che ci fa sottomettere e che obbliga ad essere schiavi delle cose e del denaro». E – secondo don Giacomo Panizza – aiutare le persone in difficoltà aiuta a crescere. Precisamente, aiutare chi è in difficoltà ad aiutarsi. E questo è facile. E’ facile con i bambini, con gli ammalati con gli adolescenti, con le donne, con i tossicodipendenti, perché loro imparano da chi è più forte, proprio come fanno i bambini.
Don Panizza è nel mirino delle cosche dal 2002, quando prese in gestione un palazzo confiscato ad una cosca. Da allora, il prete che ha sfidato la ‘ndrangheta è sottoposto ad un programma di protezione. Nel 2012, l’ultima minaccia: due colpi di pistola contro la serranda della comunità Progetto Sud che ha sede proprio nel palazzo sequestrato al clan dei Torcasio a Lamezia Terme, precisamente nel difficile quartiere di Capizzaglie dove, da ormai 38 anni, vive ed opera. Ma non era la prima volta: la notte di Natale dell’anno precedente, un ordigno fu fatto esplodere davanti all’ingresso del centro per minori creato dallo stesso sacerdote. Minacce, intimidazioni e programma di protezione. Ma il sacerdote rappresenta soprattutto impegno sociale e spirituale a favore della legalità, in una terra piena di gente che, ogni giorno, si rimbocca le maniche. E’ questa la sua missione e lo fa attraverso incontri con i più giovani, iniziative e aiutando concretamente chi ha bisogno.
Solo chi ha vissuto in prima persona forti esperienze di vita può trasmettere – come ha affermato monsignor Nunzio Galantino, vescovo di Cassano all’Jonio e segretario generale della Cei la «presenza di Gesù in maniera meno aleatoria e più comprensibile a tutti», ribadendo, inoltre, nel suo messaggio di benvenuto, che «non bisogna mai risparmiarsi rispetto a determinate realtà». Don Giacomo Panizza si è poi espresso sulla scomunica di Papa Francesco ai mafiosi, espressa durante l’omelia della Santa Messa celebrata a Sibari: «Questi non sono con la Chiesa – ha detto applaudendo alle parole del Santo Padre. I mafiosi non sono in regola, ma utilizzano soltanto le immaginette, le visite in chiesa, e le processioni durante le quali fanno fermare le statue davanti alle loro case».
Federica Grisolia