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Rossano. Discarica Bucita, i Verdi a difesa degli esponenti della protesta

Rossano. Discarica Bucita, i Verdi a difesa degli esponenti della protesta
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Tre esponenti del comitato di Bucita di Rossano finiscono sotto la lente di ingrandimento della giustizia. Si tratta di Giuseppe Campana (attivista anche dei Verdi), Flavio Stasi (tra i rappresentanti del movimento Terra e Popolo) e Bebè Cherubini. Ai tre è stata recapitata la notifica di chiusura indagini, in quanto, nel febbraio 2014 e durante un presidio del comitato «avrebbero proibito ai mezzi adibiti al trasporto della spazzatura, di svolgere un servizio pubblica necessità connesso alla salute pubblica».

Nel frattempo, da alcuni comitati e partiti politici della città bizantina è partita immediatamente una levata di scudi in difesa dei tre attivisti. Francesco Ratti, esponente dei Verdi di Rossano, ha voluto indirizzare una missiva alla cittadinanza, cercando di far luce sull’accaduto al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema, quello dei rifiuti, che ha creato e continua a creare non pochi problemi non solo al territorio rossanese, ma all’intera area della Sibaritide. Da tempo, è opportuno ricordarlo, il comitato di zona, il movimento Terra e Popolo e altre associazioni locali sostengono che nella discarica di Bucita si è dato vita, negli anni scorsi, a uno smaltimento illegale e a un traffico illecito di rifiuti.

«Bucita – si legge nella lettera – è una ferita ancora aperta e che difficilmente questo territorio riuscirà a rimarginare. La sua storia è la storia di un territorio devastato per il profitto di pochi con la scusa di un’emergenza rifiuti creata ad arte allo scopo di lucrarci su. E non lo diciamo solo noi, ma quella stessa magistratura che sta indagando su chi ha messo in atto forme di protesta per difendere il territorio. Ci chiediamo allora come sia possibile processare cittadini che si difendono, paragonandoli di fatto agli autori dello scempio di Bucita. E ricordiamo che dal 2010 a Bucita è scattato un sequestro giudiziario per un impianto che, lo ha detto la Procura della Repubblica, sversava illegalmente liquami nei terreni agricoli circostanti e in cui venivano abbancati rifiuti speciali senza alcuna autorizzazione».

«C’è il dubbio – prosegue la missiva – da poco sollevato a seguito di alcune valutazioni, di altre 60mila tonnellate di rifiuti di natura sconosciuta abbancati a Bucita, e la Procura ha dimostrato che anche dopo il termine qualcuno ha continuato a stoccare rifiuti nell’impianto. E dopo tutto questo pretendono di punire non chi ha devastato una città ma chi si è opposto a tutto questo. E allora – si chiude la lettera – cari concittadini, noi sappiamo da che parte stare. Esprimiamo la massima solidarietà al nostro attivista e a tutti coloro che sono stati oggetto di questo provvedimento. E crediamo che la cittadinanza possa e debba idealmente fare lo stesso».

 Pasqualino Bruno

 

 

 

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