L’avvio dei lavori della nuova S.S. 106 è di fondamentale importanza non solo per l’Alto Jonio ma per tutta la Calabria, specie dopo il crollo del viadotto Italia. E’ per questo che gli otto sindaci dei comuni interessati ai lavori hanno scritto al presidente Renzi, ai ministri Delrio, Padoan e Galletti, al sottosegretario Lotti, al presidente della regione Oliverio oltre che all’Anas ed al CIPE per chiedere che venga cantierizzato al più presto il 3° Megalotto Sibari-Roseto, per il quale è già stato impegnato il finanziamento di ben 1400milioni e sono stati acquisiti i pareri di tutti i ministeri. Nella lunga missiva i sindaci di Albidona, Amendolara, Cassano Jonio, Cerchiara, Francavilla, Trebisacce e Villapiana, dopo aver ricordato le precedenti richieste fatte per iscritto e ribadite nel corso degli incontri svoltisi nella Capitale, nonché l’o.d.g. di sollecito votato all’unanimità dal consiglio regionale della Calabria ricordano che «si tratta di un’opera divenuta ormai improcrastinabile» e si dicono «preoccupati per il ritardo del CIPE nell’approvazione definitiva del progetto della nuova arteria e delle opere compensative già concordate con il General Contractor, destinate a migliorare tutta la viabilità connessa al III Megalotto». Gli stessi sindaci non perdono ovviamente l’occasione per ricordare ai destinatari della lettera l’importante ricaduta economica in termini di occupazione per il conseguente avvio al lavoro di centinaia di persone. «Un ulteriore rinvio – scrivono i sindaci Aurelio, Ciminelli, Papasso, Carlomagno, Valente, Mundo e Montalti precisando che eventuali deliberazioni consiliari sarebbero ripetitive – non sarebbe più accettabile e giustificabile, specie in un momento in cui vi è bisogno di ridare credibilità alle istituzioni verso cui un ritardo finirebbe per alimentare ulteriore discredito». Un ultimo passaggio i sindaci lo dedicano a chi non perde occasione per alimentare polemiche e per denigrare l’operato dei sindaci «che, in silenzio, cercano di sollecitare l’avvio dei lavori utilizzando i canali politico-istituzionali, per cui sarebbe corretto operare in modo unitario e senza primogeniture e fughe in avanti».
Pino La Rocca