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Viadotto A3. “La Calabria che vuoi” pensa ad una class action

Viadotto A3. “La Calabria che vuoi” pensa ad una class action
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«Con ogni probabilità, l’autostrada Salerno-Reggio non sarà riaperta, nella migliore delle ipotesi, prima del 4 agosto. A stagione estiva ormai agli sgoccioli, comunque dopo il primo grande esodo, il che significherà una sola cosa: meno turisti e danni incalcolabili per il comparto turistico e per quello agricolo, fortemente penalizzato dal blocco». A dirlo è l’ex consigliere regionale Gianluca Gallo, nella sua veste di portavoce della neonata associazione “La Calabria che vuoi”, puntando il dito contro Anas, Governo e Regione. «In Giappone – afferma Gallo – in una settimana si costruisce un’autostrada per intero. In Italia mesi e mesi non bastano a rimettere in sesto un viadotto. Ci si vanta di aver attivato procedure di urgenza, ma stando ai fatti, dopo quanto accaduto il 2 marzo scorso (il crollo che ha causato la morte di un giovane operai rumeno ndr), l’avvio dei lavori potrà aver luogo soltanto dopo il 23 giugno, quando cioè la Procura avrà valutato coi suoi periti la bontà degli interventi proposti da Anas. E se pure la decisione dovesse giungere in giornata, per portare a termine le opere necessarie servirebbero almeno 40 giorni, salvo imprevisti».

«Con questo modo di fare – prosegue Gallo – l’Anas conferma il suo noto disinteresse verso la Calabria. Una situazione di fronte alla quale il nuovo Governo regionale è rimasto inerte, forse per non disturbare i sonni del Governo amico». «Una serenità che però – prosegue il portavoce della “Calabria che vuoi” – non possono permettersi i calabresi: lo spostamento del traffico pesante sulla statale 106, deciso dalla Prefettura, per quanto obbligato avrà come risvolto quello di rincarare, in particolare per la Calabria ionica, il prezzo di un immobilismo sciagurato. Ed a farne le spese saranno le strutture ricettive, isolate dal resto d’Italia come i produttori agricoli, che per i costi aumentati di trasporto perderanno di competitività. Valuteremo l’ipotesi di attivare una class action per tutelare una terra straziata nell’indifferenza di chi dovrebbe difenderla».

Federica Grisolia

 

 

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