Comuni dell’Alto Jonio slegati tra loro. Patrimonio turistico sciupato
Nella vicina Basilicata i comuni si uniscono per fare sistema e qualificare l’offerta turistica, sulla sponda calabrese, invece, le unioni tra i comuni, nonostante ci siano tutti gli ingredienti giusti, fanno fatica a decollare e anche le unioni già sancite tendono addirittura a sciogliersi per gelosie e reciproci sospetti. E non è un caso, forse, che la Basilicata abbia lasciato già da tempo alla Calabria la coda della classifica dello sviluppo e del reddito pro-capite. Nei giorni scorsi (il 7 luglio) sei comuni limitrofi della Basilicata (Nova Siri, Bernalda, Pisticci, Policoro, Rotondella e Scanzano Jonio) hanno deciso di “stare insieme” sottoscrivendo un’apposita Convenzione e costituendo l’Unione dei Comuni “Costa del Metapontino”. Ovviamente, l’obiettivo dichiarato è quello di mettere in rete le risorse ambientali, storiche, archeologiche ed eno-gastronomiche per essere più competitivi e più attrattivi e corrispondere così alle rapide mutazioni del mercato del turismo. I sei comuni aderenti hanno sottoscritto una Convenzione in base alla quale si sono impegnati al rispetto di un protocollo e a versare una quota annua proporzionata agli abitanti da spendere in marketing territoriale.
Di rimando, cosa fanno i comuni calabresi dell’Alto Jonio e della Sibaritide? Invece di unirsi e sottrarsi finalmente alla subalternità cosentina, tendono a dividersi su tutto: nella Sibaritide si fa fatica a far nascere un’area urbana che ha tutti i requisiti per rilanciare l’economia e fungere da locomotiva rispetto ai paesi che gravitano in questa parte della provincia di Cosenza, per non parlare dell’Alto Jonio dove taluni amministratori, forse timorosi di perdere la propria sterile sovranità popolare, addirittura si ingegnano per frantumare e dare il colpo di grazia all’Unione dei Comuni “La Via del Mare” sorta nel 2010 con tante belle speranze. Di conseguenza ognuno va per la sua strada, magari facendosi una bizzarra concorrenza, spesso beccandosi come i galli nel pollaio, spesso organizzando eventi estivi in sovrapposizione tra loro, cercando insomma di tiranneggiare i vicini di casa e finendo con lo sciupare le enormi potenzialità di cui dispone il territorio e facendo la fortuna di altri territori che certamente non dispongono delle stesse nostre risorse. Non dimentichiamo, infatti che, dal punto di vista ambientale, nessuna zona dispone di un asse turistico mare-monti come il nostro e non dimentichiamo, soprattutto, che qui siamo nel cuore della Magna Grecia dove cultura, mare, montagna ed eno-gastronomia dovrebbero essere il “core business” di un territorio baciato dalla fortuna, ma che, non riuscendo a portare a sintesi l’omogeneità territoriale, stenta a mettere sul mercato del turismo moderno un’offerta turistica completa e competitiva. Pur spendendo comunque diversi soldini (ndr).
Pino La Rocca