Gigi Marulla non c’è più. Se ne è andato in un pomeriggio di luglio, a 52 anni, per un infarto, mentre era nella sua casa estiva di Cavinia, frazione di Cetraro. Marulla non è stato solo il numero nove del Cosenza Calcio, è stato soprattutto il leader di una squadra che ha rappresentato, per anni, l’orgoglio della città dei Bruzi.
Classe 1963, il “tamburino di Stilo” ha vestito la maglia dei Lupi in due momenti diversi. Marulla approda a Cosenza per la prima volta nel 1982, resta in Calabria per tre stagioni, gioca al fianco di un campione del calibro di Silvio Longobucco e, nel campionato ’84-85, si laurea capocannoniere del girone B di serie C1 con diciotto reti. La punta tornerà nella città dei Bruzi quattro anni dopo, nel 1989, giusto in tempo per entrare nella storia del club. Sono gli anni d’oro del Cosenza calcio, anni in cui il club rossoblù veleggia stabilmente in serie B e accarezza il sogno della massima serie. Marulla resterà nella squadra calabrese fino al 1997, anno della retrocessione del Cosenza in serie C1. Nel mezzo, la promozione sfiorata in serie A nel ’91-92, quando il sogno di approdare nella massima serie si interruppe all’ultima giornata di campionato, nella sciagurata trasferta di Lecce del 14 giugno 1992. Ma c’è un momento ben preciso che lega indissolubilmente Marulla alla tifoseria cosentina, che renderà il “tamburino di Stilo” il simbolo del San Vito di Cosenza (stadio che, su iniziativa del sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, verrà intitolato proprio a Marulla ndr) . È il 26 giugno del 1991, nel catino dello stadio Adriatico di Pescara, Cosenza e Salernitana si contendono la permanenza in serie B. Nel primo tempo supplementare, con il risultato inchiodato sullo 0-0, Marulla si fionda su un pallone lanciato verso l’area avversaria senza troppe pretese da un suo compagno di squadra, il centravanti brucia in velocità i centrali difensivi della Salernitana, e con un tiro di sinistro batte il portiere Battara, spedendo all’inferno gli “odiati” rivali campani.
Marulla con i Lupi giocò un totale di 11 stagioni, disputando qualcosa come 330 partite e segnando 89 reti. È il recordman di presenze e il bomber più prolifico del Cosenza. Nel resto della sua carriera, le esperienze con le maglie di Acireale, Genoa, Avellino e Castrovillari, tutte caratterizzate dallo stesso filo conduttore: il fiuto del gol. Anni dopo la morte di Massimiliano Catena e Donato Bergamini, il popolo rossoblù ora piange un altro beniamimo, il centravanti arrivato da Stilo per entrare nella storia del Cosenza calcio.
Pasqualino Bruno