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Centrale del Mercure. «Se resta in funzione non vogliamo più far parte del Parco»

Centrale del Mercure. «Se resta in funzione non vogliamo più far parte del Parco»
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«Sono i cittadini e le amministrazioni comunali che non vogliono la centrale, non solo gli ambientalisti».  E’ la precisazione proveniente dalla protesta che, ormai da giorni, ha «riacceso i riflettori sulla centrale a biomasse del Mercure», per tutelare la salute ambientale e scongiurare che il presidente dell’Ente Parco, Domenico Pappaterra, «chieda un rinvio dell’udienza del Tar del 15 novembre».

Oggi, 12 novembre, è l’ottavo giorno di assemblea permanente. Donne e anziani dormono nella sede occupata dell’Ente del Pollino, con tende e sacchi a pelo. I sindaci e i manifestanti stanno operando, in questi giorni, un’azione forte sul piano mediatico per far conoscere il senso di questa protesta, gestita tutta in autonomia, con l’intento di suscitare «solidarietà e vicinanza, oltre che conoscenza e coscienza critica, verso popolazioni che si sentono sole e che lottano per difendere la salute e le vere eccellenze locali e del Parco». La Centrale del Mercure, situata in una Valle tra Calabria e Basilicata, funzionava negli anni Sessanta prima a lignite e poi ad olio combustibile. Già in quegli anni, ancora prima che venisse istituito il Parco nazionale, la comunità della Valle ha avviato contro l’impianto, rimasto in funzione fino agli anni Novanta, una dura battaglia. Risale a circa dieci anni il tentativo dell’Enel di riaprirlo convertendolo a biomasse. L’autorizzazione, oltre che dalle Regioni Basilicata e Calabria, è arrivata anche dall’Ente Parco del Pollino, non senza contraddizioni e ripensamenti. Da allora, continuano le mobilitazioni di popolazioni, Comuni di Viggianello e Rotonda, ambientalisti, contadini, lavoratori e studenti (nella foto una delle numerose manifestazioni).

«Una mobilitazione che alcuni Comuni e alcuni media cercano di ridimensionare», affermano i sindaci di Rotonda e Viggianello, Giovanni Pandolfi e Vincenzo Corraro. «Nell’ottica di fare chiarezza – precisano i primi cittadini – e veicolare informazioni corrette, intendiamo precisare che, al contrario di quanto erroneamente affermato, i sindaci della Comunità del Parco Nazionale del Pollino contrari alla riattivazione della Centrale Enel in questione sono un numero considerevolmente superiore a quello indicato, cioè due. Infatti, la Comunità del Parco Nazionale del Pollino, nell’unica seduta ufficiale sull’argomento, a scrutinio palese, con 28 voti (due astenuti ed uno solo favorevole) si è espressa chiaramente contro la riattivazione della Centrale Enel di Pianette bocciando questo progetto e, addirittura, chiedendo lo smantellamento dell’impianto».

«E’ singolare e soprattutto irrispettoso – si legge in una nota di Vincenzo Corraro – nei riguardi delle popolazioni del Mercure e delle amministrazioni del Pollino, il fatto che comuni non ricadenti nell’area, come Papasidero, Mormanno e Lauria, si arroghino il diritto di decidere, tenere tavoli di concertazione e stabilire indirizzi di natura politica, che non danno garanzie sul piano della salute e dell’ambiente e su quello occupazionale. I comuni che hanno intrapreso l’azione legale contro l’Enel sono Viggianello e Rotonda e non si capisce a che titolo e secondo quale logica del diritto comuni non ricadenti nella Valle chiedano un rinvio della udienza del Tar Calabria del 15 novembre prossimo».

«Amarezza e sconforto» è ciò che resta a margine dell’incontro tenutosi ieri con il presidente del Parco, Pappaterra, durante il quale non è stata accolta la richiesta dei sindaci e dei delegati delle popolazioni di non rinviare l’udienza del 15 novembre, a dimostrazione del fatto che «il Parco, le Regioni e l’Enel hanno paura della decisione del Tar». I comuni e i comitati hanno chiesto, durante la riunione, l’immediata sospensione della attività di produzione della centrale sino alla decisione definitiva. E’ stato richiesto, inoltre, un incontro con il Ministero dell’Ambiente, per verificare l’assoluta inconciliabilità della Centrale con il territorio e con le norme di salvaguardia e tutela del Parco. La delegazione ha lamentato che, ad oggi, nessun controllo è stato effettuato sull’inquinamento prodotto dalla centrale e sul rispetto delle prescrizioni dell’autorizzazione.

I sindaci di Rotonda e Viggianello, infine, hanno dichiarato la volontà, qualora la centrale rimanga in funzione, «di uscire dal Parco poiché a quel punto privo di qualsiasi ragion d’essere». La popolazione incredula non riesce a comprendere come un organo supremo come l’Ente Parco non sia in grado di avere autonomia decisionale su come gestire il proprio territorio che, secondo Pappaterra, «deve sottostare alle decisioni politiche che provengono dai governi centrali e regionali».

Al contrario, questo pomeriggio, i sindaci di Castelluccio Inferiore, Lauria, Mormanno e Papasidero, favorevoli al funzionamento della Centrale del Mercure insieme ai vicesindaco di Castelluccio Superiore e Laino Borgo, guidati dal capo centrale  Miranda, con l’ausilio del direttore della centrale, Rosario Matteucci e di Donato Leone, responsabile per le comunicazioni esterne di Enel, hanno visionato con i giornalisti l’impianto della Centrale del Mercure, per dimostrare che l’impianto «è super controllato, non produce rumori particolari, non emette fumi dal suo camino e nessun odore fastidioso».

Federica Grisolia

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