«La centrale Enel del Mercure non è una vecchia centrale elettrica, ormai chiusa da molti anni bensì un moderno impianto industriale, riconvertito a biomasse con autorizzazione del 2002. Nel periodo di funzionamento, l’impianto ha rappresentato un esempio di tecnologia avanzata, in grado di assicurare la massima compatibilità tra mondo produttivo e tutela dell’ambiente». Un gruppo di cittadini e lavoratori che risiedono nella valle del Mercure, a cavallo tra Calabria e Basilicata, ha deciso di appellarsi al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per esprimere la «preoccupazione che l’impianto non venga riavviato, con conseguenze disastrose sulla debole economia del territorio» e chiederne la riapertura. Attualmente, infatti, la centrale è spenta dopo che nel 2012 il Tar della Calabria ha accolto il ricorso degli ambientalisti annullando gli atti di riavvio della centrale del Mercure autorizzato dalla Regione due anni prima, con sentenza appellata e giudizio ancora pendente dinanzi al Consiglio di Stato.
«Nel periodo di funzionamento – si legge nella missiva – risulta che l’impianto ha riversato sul territorio una cifra pari a circa duecentomila euro al giorno, per acquisti e stipendi. Dunque, la centrale ha dato lavoro ad oltre 120 lavoratori, a decine di aziende piccole e grandi, impegnate nei lavori di manutenzione, pulizie civili e industriali; ha impiegato tra le quaranta e le cinquanta imprese boschive (tutte calabro-lucane) impegnate nella fornitura di biomassa con oltre mille addetti; ha determinato delle ricadute rilevantissime sul tessuto commerciale e di accoglienza del territorio; ha favorito la qualificazione delle aziende artigiane e la costituzione di consorzi che hanno investito centinaia di migliaia di euro in impianti e attrezzature».
Quella del Mercure è un braccio di ferro che va avanti da oltre 13 anni e che vede schierati da una parte gli ambientalisti fermamente convinti dei danni che potrebbe causare la riattivazione dell’impianto a biomasse ricadente nel comune di Laino Borgo, nel cuore del Pollino, e i “si” favorevoli al suo funzionamento. A firmare il documento destinato al presidente Mattarella, Mario Mitidieri, per conto del movimento “Pro-Mercure”, approvato dai sindaci di Laino Borgo, Laino Castello, Castelluccio Inferiore, Castelluccio Superiore.
Come ripercorso nella lettera, la storia della centrale inizia dalla metà degli anni ’60, quando era un impianto alimentato dapprima con la lignite e poi con olio combustibile. «Con il consenso unanime del territorio – si legge nella nota – Enel ha poi riconvertito la centrale in un moderno impianto a biomasse considerato pienamente a norma dalla comunità europea». Non solo, in base a studi scientifici «per la valle del Mercure non c’è nessun pericolo per l’ambiente (come confermato anche da Arpa Basilicata), per gli esseri umani, per la sicurezza». «La salvaguardia dell’ambiente – ricorda Mitidieri – è, inoltre, rafforzata dagli impegni contenuti nell’accordo sottoscritto al Mise (Ministero Sviluppo Economico) da Regione Calabria, Regione Basilicata, Ente Parco, Comuni di Laino Borgo, Laino Castello, Castellucio Inferiore, Castelluccio Superiore, Papasidero, Mormanno, Lauria e segreterie regionali di Cgil,Cisl e Uil ed Enel».
Altro punto su cui si sofferma il comitato “Pro-Mercure” è quello della legalità, poiché i sindaci di Rotonda e Viggianello avevano evidenziato il rischio di infiltrazioni criminali sul territorio. «Da cittadini e lavoratori – si legge nel documento – saremo un presidio di legalità, insieme all’impegno contenuto nell’accordo sottoscritto al Mise, in cui i soggetti coinvolti si sono impegnati a stipulare un protocollo che garantisca un controllo efficace su coloro che eventualmente si proporranno come fornitori della centrale».
Federica Grisolia