Castrovillari. «Italcementi deve diventare un caso nazionale»

«La vertenza Italcementi di Castrovillari deve assumere carattere nazionale e, di conseguenza, essere trattata con la stessa attenzione delle altre. I lavoratori rischiano di perdere il posto dopo la decisione di Italcementi di trasformare l’impianto, da produttivo, in semplice centro di macinazione dove sono sufficienti solo circa 25 dipendenti. E’ necessario stare uniti in questa battaglia a favore del lavoro e della dignità, facendo leva soprattutto sul Governo centrale, quindi sul ministro del Lavoro Giuliano Poletti, e il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi». Questo, nella sintesi di Antonio Di Franco (segretario generale Fillea Cgil Pollino-Sibaritide-Tirreno), il messaggio emerso durante il Consiglio comunale convocato oggi (31 ottobre), a Castrovillari, e aperto a tutti i sindaci, istituzioni politiche, rappresentanti sindacali e lavoratori, sulla questione Italcementi, l’unico impianto rimasto in Calabria dopo la chiusura dello stabilimento di Vibo Valentia. L’azienda bergamasca è ora di proprietà tedesca, poiché rilevata dal colosso del settore HeidelbergCement. L’accordo, però, non è stato formalizzato e, dunque, ogni contatto con i proprietari dell’azienda potrebbe risultare ancora vano. A preoccupare non è solo il nuovo piano industriale ma anche il Jobs Act con le nuove norme sugli ammortizzatori sociali.
I lavori del Consiglio – presieduto da Piero Vico – sono stati introdotti dalla relazione del sindaco di Castrovillari, Mimmo Lo Polito, che ha ribadito «il sostegno e la vicinanza delle istituzioni ai lavoratori». La stessa vicinanza espressa dal vescovo di Cassano all’Jonio, mons. Francesco Savino, ieri, durante la visita presso lo stabilimento. Al Consiglio comunale, oltre ad Antonio Di Franco, hanno partecipato rappresentanti sindacali tra cui, oltre ad Antonio Di Franco, Peppino Pignataro (Fna), Angelo Sposato (segretario generale Cgil Pollino-Sibaritide-Tirreno), Tonino Russo (segretario generale Cisl Cosenza), Giuseppe Bonifati (Lsu Fillea Cgil); i sindaci di Civita e Frascineto, rispettivamente Alessandro Tocci e Angelo Catapano, il vicesindaco di Morano Calabro, Pasquale Maradei; esponenti politici, tra cui la parlamentare on. Enza Bruno Bossio, l’assessore regionale alle Attività produttive Carmela Barbalace, i consiglieri regionali Carlo Guccione e Giuseppe Aieta, il coordinatore regionale del Pd Giovanni Puccio; il presidente dell’Ente Parco nazionale del Pollino, Domenico Pappaterra.
Ciò che si chiede è, innanzitutto, la proroga della cassa integrazione straordinaria, ma – come ha sottolineato l’on. Enza Bruno Bossio – «il Mezzogiorno non vuole essere un polo di ammortizzatori sociali (troppo spesso costretto a questa condizione). “No”, dunque, ad un Sud assistito, “sì” ad un Sud produttivo, che rivendica le proprie competenze per stare sul mercato e non vuole farsi condannare ad un’esistenza di dipendenza». Per non parlare di ciò che verrebbe lasciato al territorio: un “mostro” inattivo nel cuore del Parco del Pollino. Una doppia ferita, dunque. «Il territorio vive in uno stato di isolamento – ribadisce un dipendente Italcementi da 33 anni. Ha perso il suo ruolo di centralità e ora non resta che rimboccarsi le maniche». Adesso si attende l’incontro presso il Ministero del Lavoro, per poi continuare (in caso di esito negativo) la battaglia, affinché non venga perso neanche un posto di lavoro, che sarebbe la vera sconfitta.
Federica Grisolia