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Castrovillari, mons. Savino al fianco dei lavoratori Italcementi in sciopero della fame

Castrovillari, mons. Savino al fianco dei lavoratori Italcementi in sciopero della fame
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«Che il cancello del cementificio di Castrovillari possa diventare simbolicamente la prima porta giubilare aperta in questa diocesi in anticipo sulle altre: sarà un segno per tutti gli esodati, i precari, i disoccupati, i cassintegrati e le foro famiglie, di una speranza di giustizia possibile». Ha utilizzato una metafora – in riferimento all’apertura dell’anno giubilare della  Misericordia a Bangui in Repubblica centrafricana – il vescovo della Diocesi di Cassano all’Ionio, mons. Francesco Savino, per esprimere la sua vicinanza agli operai di Italcementi in protesta e incatenati ai cancelli sfidando il freddo, contro la volontà dell’azienda di trasformare lo stabilimento in un centro di macinazione, con conseguente riduzione della manodopera dalle attuali 76 unità a 25. Una protesta che sta diventando sempre più aspra, fino allo sciopero della fame ad oltranza. Il presule questa mattina (lunedì) ha incontrato gli operai e ha, così, espresso solidarietà a tutti coloro che sono coinvolti in questa vicenda che, nel suo epilogo, «getterà sul lastrico intere famiglie, negherà la dignità ad altri lavoratori, sfigurerà ancora la terra calabra già segnata da tante devastazioni a motivo di cui si allontanano i suoi figli per cercare altrove la propria realizzazione».

«Non posso improvvisarmi economista – ha scritto mons. Savino in una lettera aperta consegnata ai lavoratori – né desidero intervenire in materie che non sono di mia competenza, ma posso affermare  che gli scenari di crisi occupazionale, di cui quello di Castrovillari è un piccolo esempio, sono la risultanza di logiche opportunistiche che sacrificano l’economia reale alla speculazione finanziaria. Tutti siamo in grado di cogliere i segni di scricchiolamento di un sistema planetario basato su investimenti di capitali che bruciano in qualche istante denaro che dovrebbe servire, invece, a produrre beni di necessità. Quanto potrà durare ancora una sperequazione sociale che riduce gli esseri umani a scarti inutili sottraendoli al sistema produttivo ma soprattutto privandoli della dignità sancita dalle costituzioni democratiche e garantita dal diritto al lavoro? E quanto – si chiede ancora il presule – la violenza, il terrorismo, il fondamentalismo religioso e perfino la guerra non sono altro che le manifestazioni dell’egoismo e della indifferenza di pochi i quali pensano di comprare la propria felicità? Il Vangelo di Gesù, la buona notizia della  sua nascita, parla di liberazione da ogni tipo di oppressione, di illusione, di vaneggiamento! Possiamo cercare di ragionare in termini di economia di comunione in modo da salvare posti di lavoro che ridiano coraggio agli operai di Castrovillari? Se esiste una possibilità, anche minima e remota, non tralasciamola! Il passaggio attraverso quella  porta, simbolo del mistero di morte e risurrezione di Gesù Cristo, rappresenti una conversione  di vita personale e sociale per tutti che permetta a ciascuno di riconoscere le proprie colpe, di assumere la personale responsabilità e di attuare buone prassi di cambiamento. Così – ha concluso il vescovo – e soltanto così, sarà Natale».

Federica Grisolia

 

 

 

 

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