Si è ripetuta domenica 31 gennaio, con la compiacenza di una bella giornata di sole, la tradizione del Carnevale Alessandrino da sempre inteso come occasione di festa popolare, di allegria collettiva ma anche di salvaguardia delle maschere tipiche (U puhiciniell’ biell’ e u puhiciniell’ brutt’) che fin dai tempi antichi simboleggiano l’identità storico-culturale e la gelosa appartenenza alla comunità. Al Carnevale 2016 di Alessandria del Carretto, organizzato dall’associazione culturale “F. Vuodo” in collaborazione con l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Vincenzo Gaudio, hanno partecipato le maschere di Tricarico (PZ) che, in una cornice di gente venuta da tutto il circondario, hanno sfilato insieme alle maschere tipiche locali. Si tratta di due maschere di tradizione popolare “del Pulcinella bello e brutto” che, con foggia multicolore e con maschere generate dalle sapienti mani dei maestri d’ascia Domenico Mitidieri e Giuseppe Brunacci, fanno rivivere l’arcaica atmosfera del Carnevale paesano che si svolgeva ogni anno nel paese più alto del Parco Nazionale del Pollino nel quale l’antica tradizione del Carnevale, inserito quest’anno nel calendario delle App Baby Out World e BabyOut Calabria, è solo uno dei tanti esempi di ricchezza culturale del piccolo borgo montano che, come è noto, è candidato all’Unesco per la festa dell’Abete (Pita).
La maschera brutta invece, conosciuta col nome di “l’Uerse”, era costituita da un travestimento con pelle di capra o di pecora di colore nero, con catene e campanacci ed era solita fare scherzi pesanti. Essa immedesimava il male, la bruttezza, la tracotanza tanto da mettere paura e tutti la volevano evitare. Oggi questa maschera è completamente scomparsa, ma non dalla memoria popolare, mentre ‘u puliciniell’ biell’ continua ad animare il tradizionale Carnevale Alessandrino portando con sé allegria e buonumore.
Pino La Rocca