Lo spettacolo teatrale (patrocinato dall’amministrazione comunale rossanese) tratta, in maniera ironica e caustica, alcune delle problematiche che caratterizzano questa prima fase degli anni duemila: l’appiattimento della vita coniugale, la perdita del posto di lavoro e la malasanità.
La rappresentazione verte intorno alle disavventure della signora Lena (interpretata da Angela Campo) e del marito Giovanni (personificato da Giovanni Cristiano). La donna, infatti, è frustrata per via di una vita di coppia scialba, amplificata anche dalla mancanza di lavoro che tormenta il coniuge, in cassa integrazione da un lasso di tempo considerevole.
A rendere ancora più sarcastica la commedia, contribuiranno tutta una serie di personaggi presenti nelle traversie narrate all’interno dello spettacolo. Come la signora Pupetta (personificata da Achiropita Scino), comare curiosa e invadente travolta dalla routine della vita quotidiana e mastro Tonino, rappresentato da Gerry Casacchia, ciabattino del paese e persona sempre ben informata sulla vita altrui.
Una menzione particolare va anche riservata alla sgangherata truppa di infermieri (incarnati da Giuseppe Pisani,Tiziana Cannello e Sara Cuciuffo) poco preparati e pigri, guidati dal dottore, rappresentato da Antonio Urso, oltremodo incompetente, vanitoso e dalla vita sregolata.
«La rappresentazione “Vo’ star bon” – ha spiegato Francesco Caligiuri, presidente dell’associazione “Con-tatto” e ideatore della commedia – non mira ad essere ne’ un atto di denuncia sociale ne’ una forma di protesta indiretta nei confronti di alcune istituzioni. Vuole solo evidenziare, in maniera satirica, che spesso e volentieri pregiudizi e stereotipi finiscono per minare la professionalità di “menti” esperte e preparate, che quotidianamente mettono a disposizione degli altri la loro passione e le loro conoscenze. Proprio il finale del lavoro che proporremo sabato sera al teatro Paolella – ha concluso Caligiuri – richiama alla memoria il titolo di un’opera del pittore spagnolo Francisco Goya: “il sonno della ragione genera mostri”».
Pasqualino Bruno