Le barche non sono più di pesante legname ma di leggera resina, i vestiti per ripararsi dalla pioggia battente non sono più gli stracci di una volta ma anch’essi di plastica, ma la fatica della lotta contro il mare è ancora quella antica. Parliamo dei pescatori di Trebisacce costretti ad una interminabile e impari lotta per poter sottrarre alla rabbia delle onde le barche e le reti ogni qual volta lo scirocco ingrossa le onde e invade minacciosamente la spiaggia.
Anche l’ultima consiliatura è infatti finita (questa volta con il Commissariamento del comune) ed il sogno del porto, accarezzato dai trebisaccesi da circa 30 anni e fatto toccare quasi con mano da amministratori forse troppo ottimisti, è rimasto ancora nel cassetto e forse sarà riesumato in campagna elettorale, come avviene ormai da anni, per diventare il solito specchietto per le allodole.
Sia il primo che il secondo progetto, condizionati dalla confusione e dalla solita debolezza politica sono rimasti nel libro dei sogni, mentre i pescatori continuano a dannarsi ogni qual volta il mare alza la voce e la cittadina jonica continua a cullare il sogno di dotarsi di un porto per dare continuità e sfogo alla sua storica tradizione marinara.
Pino La Rocca