“Vite Legali” è il progetto che la scuola del “Paese dei Limoni e della Poesia”, guidata dalla Dirigente scolastica Maria Saveria Veltri, ha promosso nel corso di questo anno scolastico conducendo una parte degli allievi, alla scoperta del Sud della Calabria, vero scrigno di tesori, ma anche roccaforte della ‘Ndrangheta. Gli studenti accompagnati dal Dirigente vicario Franco Gerundino e dal project manager dell’attività Vincenzo Santagada hanno visitato Reggio Calabria, Scilla, Bagnara, Gioia Tauro, Paola, il Parco Nazionale dell’Aspromonte e Messina, toccando così anche la Sicilia. Ospitati per otto giorni presso una struttura ricettiva di Melìa di Scilla (Rc).
Il dottor Santagada ha relazionato sullo svolgimento del progetto, soprattutto da un punto di vista tecnico, mettendo in risalto come la scuola di Rocca Imperiale pur non ricadendo in un territorio ad alta densità mafiosa è riuscita a rientrare in questo percorso mettendo in campo altre peculiarità, come: la collaborazione con l’Amministrazione comunale e con le altre realtà territorio; l’inserimento di personale precario e il coinvolgimento delle sezioni staccate. La scuola è riuscita a fare rete, insomma, coinvolgendo tutta la comunità istituzionale e sociale.
«Per ribellarsi alla mafia e ai comportamenti mafiosi – ha sottolineato l’avvocato Rago – è sufficiente fare il proprio dovere, rispettare le regole all’interno del proprio ambito lavorativo o di formazione e denunciare tutti quei comportamenti, anche piccoli, che possono alimentare la pianta dell’illegalità». Diceva Corrado Alvaro, noto poeta originario proprio di San Luca (Rc), il fortapàsc della Calabria mafiosa: «La disperazione di una società è che vivere onestamente possa non servire a nulla». Ma la battaglia culturale, che deve essere necessariamente alla base di una ribellione civile contro il malaffare, deve insistere invece sul concetto che «essere mafiosi non conviene». La legalità alla lunga paga sempre.
E tra i banchi del Comprensivo di Rocca Imperiale pare proprio che questo messaggio non sia caduto nel vuoto. Lo hanno testimoniato anche le tante domande degli alunni ai relatori. La lotta alla mafia deve coinvolgere tutti. Non soltanto i magistrati e i giornalisti coraggiosi; le forze dell’ordine o i preti di strada. Ma principalmente tutti i cittadini, soprattutto in quei territori in difficoltà economica dove la mafia recluta la sua manovalanza tra giovani disperati. Ultimamente le forze dell’ordine di concerto con le rispettive Procure hanno fatto terra bruciata attorno a numerose “famiglie”. Tanti capi clan sono finiti in manette. Tanti beni confiscati. Tanta gente, giorno dopo giorno, trova il coraggio di ribellarsi al pizzo e allo strozzinaggio. «Essere mafiosi non conviene».
Vincenzo La Camera