Castrovillari. Con Primavera dei Teatri una nuova “Little Europa” è possibile
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Un’Europa nata sotto i migliori auspici ma che si è ritrovata malata prima, abbandonata dai suoi tutori poi. Una performance teatrale, “Little Europa”, liberamente ispirata a “Il piccolo Eyolf” di Henrik Ibsen, andata in scena ieri sera (martedì) al Teatro Sybaris di Castrovillari, per “Primavera dei Teatri” dal forte valore simbolico che ha richiamato le difficoltà di un’Europa lontana da quella immaginata.
Nella Scandinavia vive una coppia come tante, dove lui (Michele Altamura) è originario dell’Europa del Sud, probabilmente il nostro Meridione, che per ritrovarsi torna qualche settimana da “mammà”. Ma al suo ritorno dalla moglie scandinava (Gemma Carbone) emergono tutti quei dissidi che stanno dividendo la coppia. Lui vuole abbandonare il tetto coniugale e ritornare nel suo mondo, troppo diverso da quel paese forestiero. La confusione dei litigi sveglia Europa (Gabriele Paolocà), il loro bambino disabile, imperfetto, che i genitori non riescono ad accettare poiché lede l’amore perfetto che li aveva fatti incontrare e tenuti assieme fino alla sua nascita. Un’Europa nata da mondi troppo diversi, forse non ancora pronti a convivere. Il bambino raggiunge i genitori nel salone, ha delle crisi, capisce che i due si stanno separando, vede la valigia del padre aperta sul divano. Sbatte i pugni sul tavolo, i genitori provano a calmarlo. E mentre la mamma va in cucina a preparagli qualcosa da mangiare, il padre si veste in fretta, prende le sue quattro cose e abbandona tutti e due.
Solo l’allegra tata (Maria Teresa Tanzarella), buona e sorridente, quella che esiste soltanto nell’immaginazione, riesce apparentemente a calmare il piccolo Europa, ma dura pochi attimi. Perché, nella realtà, una bambinaia così perfetta non esiste e allora, fuori controllo, si ribella anche con lei. Si straccia le vesti, mostrando tutto il suo corpo imperfetto, si accanisce contro la tata, distrugge la casa in una rivoluzione consapevole. Il piccolo Europa scopre di essere un mostro che nessuno vuole.
La performance, della compagnia “Vico Quarto Mazzini”, dura di poco più di un’oretta; scivola via supportata dalla voce narrante e da una musica incisiva con gli attori bravi nella comunicazione non verbale, spesso molto marcata e in alcune fasi prolungata. Il finale è di speranza, ma non banale. I due genitori si ritrovano in quella casa distrutta da Europa. Hanno maschere antigas, la guerra sembra averli segnati. Ma si riavvicinano, si abbracciano, ci riprovano. Forse un’altra Europa è possibile. (foto di Angelo Maggio)
Vincenzo La Camera