Soppressione tribunale Rossano, Antoniotti pronto a dimettersi
Soppressione del tribunale di Rossano, il sindaco Antoniotti pronto a dimettersi. È questa l’ultima forma di protesta che ha elaborato il primo cittadino del comune della Sibaritide, per esprimere il dissenso di fronte alla decisione che vorrebbe adottare il governo centrale.
La decisione è stata già annunciata ai sindaci dei centri dell’area ionica ricadenti nella giurisdizione del palazzo di giustizia rossanese. Il sindaco di Rossano ha inoltre invitato i colleghi a partecipare, in modo ufficiale e con la fascia tricolore, al consiglio comunale straordinario monotematico convocato dal presidente Vincenzo Scarcello per domenica 10 giugno 2012 (alle ore 10.00), nella sala consiliare del palazzo di città, in piazza Santi Anargiri, nel centro storico rossanese.
«La convocazione dell’assise civica –ha scritto Antoniotti nella lettera d’invito inoltrata ai sindaci ed estesa al presidente del consiglio dell’ordine degli avvocati, Serafino Trento, al presidente della provincia di Cosenza, Mario Oliverio e al presidente della giunta regionale, Giuseppe Scopelliti – si è resa necessaria in rapporto alle notizie poco rassicuranti che provengono da Roma e che mettono in serio rischio la sopravvivenza del presidio di giustizia del nostro circondario. In occasione del consiglio comunale – ha continuato il primo cittadino nella sua missiva – è mia intenzione rassegnare, in segno di protesta, le dimissioni dalla carica di sindaco della città. Reputo importante, essenziale e necessaria la presenza di tutti i colleghi sindaci, per formalizzare tutti insieme una protesta concreta e vibrata, di grande impatto istituzionale, per sollecitare e sensibilizzare il governo centrale ad astenersi dall’attuare un piano di ristrutturazione della giustizia che porti concreti rischi al circondario».
Antoniotti, nella mattinata di venerdì, ha anche partecipato al sit-in di protesta messo in atto, ormai da più giorni, dagli avvocati del foro di Rossano, per rivendicare le ragioni della sopravvivenza del palazzo di giustizia.
Pasqualino Bruno