«Il teatro e l’arte in generale sono vive e vegete ed hanno bisogno di palcoscenici ed occasioni per raccontarsi al pubblico e stringere sinergie e contaminazioni con quanti amano le cose belle, che fanno pensare e riflettere». Con piena soddisfazione degli organizzatori si è conclusa ieri (domenica) la sesta edizione del “Calàbbria Teatro Festival” dedicata al tema dell’immigrazione e dell’accoglienza, a cura dell’associazione culturale Khoreia 2000. Una settimana ricca di eventi, spettacoli, festival dei corti, incontri, mostre, dibattiti, enogastronomia e contaminazione. «Un’edizione – hanno dichiarato Angela Micieli, direttore organizzativo, e Rosy Parrotta, direttore artistico – che ci ha permesso di fare un salto di qualità grazie al sostegno da Regione Calabria, del Comune di Castrovillari, dell’Ente Parco e dei Comuni di San Basile ed Acquaformosa, unitamente alle tante associazioni e professionalità che hanno preso parte».
E proprio a conclusione della kermesse sono stati premiati i corti teatrali, festival nel festival. Vincitore assoluto, sia per la giuria tecnica (composta dalle giornaliste Ilaria Guidantoni e Francesca Scopelliti, e l’attrice Diletta D’Ascia) che popolare, “La donna che disse di no” con Pierpaolo Saraceno e Mariapaola Tedesco, opera che racconta il “no” di una donna contro il potere mafioso per la difesa della propria dignità, della propria persona, e che cambierà la storia del Paese. Questa la motivazione: «Regia, messa in scena, recitazione, testo e sceneggiatura hanno convinto la giuria per la completezza del lavoro. Particolare apprezzamento per la qualità interpretativa che si unisce con alcuni momenti performativi e quadri cinematografici; oltre che per un testo che pur essendo tratto da una storia di cronaca – già oggetto di rivisitazioni teatrali e cinematografiche – riesce ad essere innovativo, volando oltre il teatro di denuncia ed il giornalismo per diventare un autentico spettacolo di teatro».
Al secondo posto “Ritorno a Verona” di Emiliano Minoccheri, con particolare apprezzamento «risolto a un testo poetico con una bella presenza scenica e un lavoro attento sulla voce e sulla resa della nota storia di Romeo e Giulietta – scrive la giuria – con una sorta di “ritorno al futuro” rendendo lo spunto shakespiriano una metafora della società odierna». “Fa curriculum (stiamo lavorando per noi)” di e con Antonio Randazzo e Antonio Roma, terzo classificato, è stato, invece, apprezzato per «l’interpretazione che con il sorriso tratta un tema sociale di grande attualità in modo spirito e ironico, recuperando la tradizione dei capo comici, lo spirito del cabaret e la denuncia di un problema. Lo spettacolo – scrivono Giudantoni, D’Ascia e Scopelliti – sa unire intrattenimento e riflessione diventando un inno al mestiere dell’arte e del teatro».
Federica Grisolia