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Tribunale Rossano. Lettera a Mattarella: «Cosa c’è dietro la sua chiusura?»

nella foto la protesta a Roma

«Accertare le cause che si celano dietro la chiusura del Tribunale di Rossano, su cui continua irresponsabilmente il silenzio dello Stato». E’ con questo principale obiettivo che i componenti del Gruppo d’Azione per la verità (sorto ad hoc), dopo la protesta di Roma del marzo scorso sia in Piazza Indipendenza, sia in Piazza Montecitorio, hanno inviato una lettera al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, anche nella qualità di presidente del Csm, all’interno della quale «non solo si evidenziano le ragioni della protesta, ma si chiede un incontro allo scopo di rappresentare i gravi disagi ed effetti prodotti dalla sciagurata riforma».

La risposta, arrivata dal responsabile dell’Ufficio di presidenza, è quella di aver inoltrato la missiva al Ministero della Giustizia, «lo stesso – si legge in una nota – che non solo ha determinato la soppressione dell’ex presidio di giustizia ma ha anche deciso di non voler fare chiarezza sulle dinamiche contorte che hanno determinato la chiusura».

«E’ con immutati sentimenti di speranza – si legge nelle lettera al presidente Mattarella – che torniamo a chiedere la Sua attenzione verso una problematica che sembra raccogliere solo indifferenza e insensibilità da parte di chi invece è chiamato, dopo aver giurato sulla Costituzione, a spendere il proprio tempo per rispondere e soddisfare i bisogni del cittadino. All’epoca dei fatti – continua la missiva – e ancora oggi, unanime è la voce che Rossano andava salvato! Unico Tribunale soppresso in Calabria e nessuno, ancora, chiarisce quali siano state le ragioni di tale scellerata decisione».

Intanto, i componenti del Gav comunicano che «nel caso dovesse riproporsi la solita inutile risposta in linguaggio burocratese non si esiterà un solo istante a far sentire le ragioni di un territorio colpito illegalmente proprio da organi chiamati e pagati per garantire  giustizia, attraverso nuove azioni, pur sempre democratiche, di lotta».

Federica Grisolia

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