Debiti Comune Trebisacce, vicesindaco risponde ai dubbi degli “avversari”
Sullo sfondo di una imminente campagna elettorale, si discute sui numeri relativi ai debiti del Comune di Trebisacce. E’ per questo che gli avvocati Paolo Accoti e Davide Cavallo, promotori della compagine che dopo aver risolto qualche problema interno di leadership, verosimilmente si contrapporrà agli attuali inquilini del Palazzo, vogliono vederci chiaro e hanno rivolto domande specifiche al vice-sindaco e assessore al Bilancio Andrea Petta. Qual è la reale situazione di cassa del Comune? C’è in prospettiva il rischio del dissesto economico? E’ normale affrontare una campagna elettorale che prevede ulteriori spese e tensioni con il gravoso fardello di oltre 10milioni di debiti?
«Avendo ereditato una enorme massa debitoria – ha risposto il vicesindaco Petta – oltre ad assicurare un alto livello dei servizi comunali, previo un minuzioso accertamento dei debiti, abbiamo avviato un piano pluriennale (trent’anni) di ammortamento destinato a risanare le casse comunali, ma certo non si può dire che le condizioni economiche dell’ente siano floride e che il rischio del dissesto sia stato definitivamente scongiurato. Molto dipenderà – ha aggiunto Petta – dalla capacità della futura amministrazione comunale di accompagnare alla manovra di ammortamento del debito una oculata politica finanziaria, in grado di tenere sotto controllo la spesa, di intercettare l’evasione tributaria e di allargare la base imponibile per far sì che tutti paghino i tributi in modo che tutti paghino di meno».
Il vicesindaco ha anche spiegato il perché l’attuale esecutivo non ha dichiarato il dissesto che sarebbe stato agevolato dallo Stato e a chi toccherà combattere l’evasione e la riscuotere di tutti i tributi. «Abbiamo avuto difficoltà a scovare e catalogare tutti i debiti e comunque abbiamo stretto la cinghia amministrato sempre con un occhio attento alla spesa. Abbiamo inoltre deciso di “motivare e formare” i nostri dipendenti e di evitare quindi, per ridurre le spese, di esternalizzare la riscossione dei tributi».
Pino La Rocca